lunedì 30 novembre 2009

Lettera di un padre al figlio che si laurea

Non posso non segnalarvi questa lettera (pubblicata da Repubblica), scritta da un padre (non uno qualunque, al momento è Direttore generale della Luiss) al proprio figlio che si sta per laureare. Avevo gia' scritto qualcosa di simile qualche settimana fa (la trovi qui), per cui e' un tema che sento molto.
Siamo disfattisti? siamo anti-italiani? non so. Ditemelo voi.
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Figlio mio, stai per finire la tua Università; sei stato bravo. Non ho rimproveri da farti. Finisci in tempo e bene: molto più di quello che tua madre e io ci aspettassimo. È per questo che ti parlo con amarezza, pensando a quello che ora ti aspetta. Questo Paese, il tuo Paese, non è più un posto in cui sia possibile stare con orgoglio.

Puoi solo immaginare la sofferenza con cui ti dico queste cose e la preoccupazione per un futuro che finirà con lo spezzare le dolci consuetudini del nostro vivere uniti, come è avvenuto per tutti questi lunghi anni. Ma non posso, onestamente, nascondere quello che ho lungamente meditato. Ti conosco abbastanza per sapere quanto sia forte il tuo senso di giustizia, la voglia di arrivare ai risultati, il sentimento degli amici da tenere insieme, buoni e meno buoni che siano. E, ancora, l'idea che lo studio duro sia la sola strada per renderti credibile e affidabile nel lavoro che incontrerai.
Ecco, guardati attorno. Quello che puoi vedere è che tutto questo ha sempre meno valore in una Società divisa, rissosa, fortemente individualista, pronta a svendere i minimi valori di solidarietà e di onestà, in cambio di un riconoscimento degli interessi personali, di prebende discutibili; di carriere feroci fatte su meriti inesistenti. A meno che non sia un merito l'affiliazione, politica, di clan, familistica: poco fa la differenza.

Questo è un Paese in cui, se ti va bene, comincerai guadagnando un decimo di un portaborse qualunque; un centesimo di una velina o di un tronista; forse poco più di un millesimo di un grande manager che ha all'attivo disavventure e fallimenti che non pagherà mai. E' anche un Paese in cui, per viaggiare, devi augurarti che l'Alitalia non si metta in testa di fare l'azienda seria chiedendo ai suoi dipendenti il rispetto dell'orario, perché allora ti potrebbe capitare di vederti annullare ogni volo per giorni interi, passando il tuo tempo in attesa di una informazione (o di una scusa) che non arriverà. E d'altra parte, come potrebbe essere diversamente, se questo è l'unico Paese in cui una compagnia aerea di Stato, tecnicamente fallita per non aver saputo stare sul mercato, è stata privatizzata regalandole il Monopolio, e così costringendo i suoi vertici alla paralisi di fronte a dipendenti che non crederanno mai più di essere a rischio.

Credimi, se ti guardi intorno e se giri un po', non troverai molte ragioni per rincuorarti. Incapperai nei destini gloriosi di chi, avendo fatto magari il taxista, si vede premiato - per ragioni intuibili - con un Consiglio di Amministrazione, o non sapendo nulla di elettricità, gas ed energie varie, accede imperterrito al vertice di una Multiutility. Non varrà nulla avere la fedina immacolata, se ci sono ragioni sufficienti che lavorano su altri terreni, in grado di spingerti a incarichi delicati, magari critici per i destini industriali del Paese. Questo è un Paese in cui nessuno sembra destinato a pagare per gli errori fatti; figurarsi se si vorrà tirare indietro pensando che non gli tocchi un posto superiore, una volta officiato, per raccomandazione, a qualsiasi incarico. Potrei continuare all'infinito, annoiandoti e deprimendomi.

Per questo, col cuore che soffre più che mai, il mio consiglio è che tu, finiti i tuoi studi, prenda la strada dell'estero. Scegli di andare dove ha ancora un valore la lealtà, il rispetto, il riconoscimento del merito e dei risultati. Probabilmente non sarà tutto oro, questo no. Capiterà anche che, spesso, ti prenderà la nostalgia del tuo Paese e, mi auguro, anche dei tuoi vecchi. E tu cercherai di venirci a patti, per fare quello per cui ti sei preparato per anni.

Dammi retta, questo è un Paese che non ti merita. Avremmo voluto che fosse diverso e abbiamo fallito. Anche noi. Tu hai diritto di vivere diversamente, senza chiederti, ad esempio, se quello che dici o scrivi può disturbare qualcuno di questi mediocri che contano, col rischio di essere messo nel mirino, magari subdolamente, e trovarti emarginato senza capire perché.

Adesso che ti ho detto quanto avrei voluto evitare con tutte le mie forze, io lo so, lo prevedo, quello che vorresti rispondermi. Ti conosco e ti voglio bene anche per questo. Mi dirai che è tutto vero, che le cose stanno proprio così, che anche a te fanno schifo, ma che tu, proprio per questo, non gliela darai vinta. Tutto qui. E non so, credimi, se preoccuparmi di più per questa tua ostinazione, o rallegrarmi per aver trovato il modo di non deludermi, assecondando le mie amarezze.

Preparati comunque a soffrire.

Con affetto,
tuo padre

sabato 28 novembre 2009

Sono giorni difficili: scrivo per non dimenticare

Stiamo vivendo giorni cruciali, difficili e assurdi, stanno succedendo cose che forse un giorno ricorderemo come importanti, decisive, anche ora non sappiamo perche' o da quale parte ci troveremo dopo, se saremo felici o distrutti.
Scrivo solo qualche nota, per fissare la memoria, per non dimenticare, senza la pretesa di dire qualcosa di speciale o di nuovo.

1. Circa due mesi fa Berlusconi aveva ironizzato sul fatto che alcuni magistrati stessero riaprendo vecchie inchieste degli anni 1993-94. Fu un po' un sasso nello stagno, nessuno ne aveva parlato, l'ha tirato fuori lui, e' sembrato quasi un mettere le mani avanti.

2. Un mese e mezzo fa la Corte Costituzionale ha bocciato il lodo Alfano.

3. Quindici giorni fa, sempre il nostro presidente ha passato 3 o 4 giorni senza farsi vedere: nessuna dichiarazione, nessuna intervista, nessuna telefonata ai talk-show in prima serata, nessuna inaugurazione di casette all'Aquila. Assolutamente insolito, improbabile. Erano i giorni della caduta del muro a Berlino, del convegno della FAO ... niente, profilo basso, sembrava preoccupato o forse bastonato.

4. Da qualche giorno girano voci di un possibile avviso di garanzia per Berlusconi per consorso esterno in associazione mafiosa, tra l'altro a lanciarlo per primo e' stato proprio il suo quotidiano, Il Giornale.

5. Ieri, 26 novembre, Berlusconi parla di "clima da guerra civile", di crescente aria di intolleranza, di tentativo di sovvertire il volere popolare da parte della magistratura.

6. Oggi, 27 novembre, Napolitano indice una conferenza stampa (cosa peraltro mai vista) in cui avverte la magistratura di non oltrepassare i suoi compiti, avverte tutti che un governo rimane al suo posto finche' ha una maggioranza parlamentare, votata dal popolo, che lo sostiene. Chiede ai poteri costituzionali di fare "uno sforzo di autocontrollo nelle dichiarazioni pubbliche". Parole sibilline, valutate da ogni parte in maniera "pro domo sua".

7. Nel frattempo, l'aria si fa sempre piu' pesante, la contrapposizione tra favorevoli e contrari a Berlusconi sempre piu' netta. Il No Berlusconi Day (fissato per il 5 dicembre) continua a raccogliere adepti, mentre l'altra parte copia e vuole organizzare il Si Berlusconi Day, stesso giorno e stessa città (Roma). Per fortuna non se ne sente piu' parlare, ma magari stanno lavorando nell'ombra. In ogni caso sarebbe una follia.

L'incertezza e' totale: arriverà veramente questo avviso di garanzia, sempre piu' chiacchierato e atteso? e se si, cosa succederà dopo? ci sarà la polizia per le strade, come il giorno del no al lodo Alfano? Tutti gli elementi citati sopra potrebbero essere spiegati proprio da un evento di questo tipo, un avviso di garanzia per associazione mafiosa, c'è chi dice che sia gia' arrivato, ora si sta solo cercando il modo di farlo sapere al paese, o forse di nasconderlo ...

Intanto migliaia di lavoratori protestano nelle piazze, dormono nelle azienda occupate, ogni sera un gruppo nuovo.
Sono giorni pesanti, di incertezza. Non sappiamo cosa succederà domani.
Spero solo di aver sbagliato tutto.


martedì 24 novembre 2009

1000 piazze per ... non farsi vedere


Il PD ha lanciato la sua iniziativa di Natale: 1000 piazze per l'alternativa.
Finalmente. Anche loro sono arrivati al dunque.
Peccato che in quel week end la gente sara' gia' indaffarata per i pochi regali di Natale e forse non si accorgera' nemmeno del banchetto PD nell'angolo della piazza.

Il PD voleva smarcarsi dal No B Day (NBD) del 5 dicembre, voleva fare da solo: "Nessuno ci puo' dare lezioni di antiberlusconismo" aveva detto Bersani a Di Pietro che lo invitava a partecipare il giorno 5 al NBD. E cosi' si sono inventati il loro appuntamento, la loro giornata, per "occuparsi di quello di cui parlano le famiglie la sera a tavola" dice Enrico Letta. Ma dove cena Letta? e con chi? le famiglie la sera a tavola parlano del Grande Fratello, oppure parlano del NBD, al limine ne parlano male. Molte senz'altro parlano di Berlusconi, chi a favore, chi no.

Ma tant'è, loro sabato 11 e domenica 12 si occuperanno dei problemi degli italiani. Lo spero vivamente, perche' finora di proposte non ne ho ancora sentite. Chissa' che almeno parlandone per due giorni qualcosa di buono esca.

Bersani deve essere afono, non si sente piu' parlare. Anche il lancio delle 1000 piazze per l'alternativa l'ha fatto la Bindi. Basta andare sul sito del PD e leggere la prima pagina: di Bersani neanche l'ombra, se non nella celebrazione delle primarie (ma non sono finite un mese e mezzo fa?), mentre l'iniziativa delle 1000 piazze e' promossa da Bindi (presidente) e Letta. Poi, null'altro.

Ma non e' che 'sto partito, a forza di volersi smarcare, sta giocando su un altro campo? o forse un'altra partita? o magari un altro gioco?

Ehi, ragazzi, ci siete? siete connessi? la festa e' qui !!


lunedì 23 novembre 2009

L'acqua privata? allora ce la compriamo noi !

Rilancio un'idea del mio amico Roberto (Kuda): il governo vuole far entrare i privati nel capitale delle municipalizzate che gestiscono l'acqua? eccoci, i privati siamo noi. Popolo di sinistra, partiti di sinistra, raccoglitori di firme pro-referendum, tutti quelli che non condividono questo provvedimento che sta per diventare legge, si impegnano, con un minimo esborso economico, a partecipare ad una società che si compra la quota minima per garantire le sopravvivenza delle società di gestione, esercitando cosi' un doppio controllo sulla gestione, come proprietari e come cittadini.
E' una buona idea, magari non semplice da realizzare, ma si puo' approfondire e lavorarci.

Giusto per informazione, il comune di Parigi ha deciso di fare marcia indietro sul contratto di gestione dell'acqua cittadina e di chiudere il rapporto con le grandi società che la gestivano fino a quest'anno (Veolia e Suez): dal primo gennaio 2010 la gestione ritornerà in una società pubblica (leggi qui i dettagli - in francese, oppure qui - in italiano)


domenica 22 novembre 2009

Report e lo strapotere dei partiti: che fare?

Preannunciando l'inizio di Report, questa sera, Fabio Fazio ha detto: "una delle poche trasmissioni per cui paghiamo volentieri il canone RAI".
Niente di piu' giusto: la puntata di Report di stasera e' stata illuminante e istruttiva. Ha messo in fila concetti e fatti, in gran parte noti, dando un quadro, a mio avviso, estremamente preoccupante del deficit di democrazia di cui soffre il nostro Paese.

Il tema della serata era il potere ed il bilanciamento tra i poteri, come espressione e garanzia della democrazia. Ricapitolo i tre punti critici principali, quelli per cui nel nostro Paese la democrazia e' in gravissimo pericolo, rimandandovi possibilmente alle registrazioni, se avete perso la puntata.

1. La legge elettorale: i cittadini sono stati privati della possibilita' di scegliere le persone, di esprimere la preferenza. Quindi, gli elettori scelgono il partito, mentre il partito sceglie chi sara' eletto e chi no. di conseguenza, ogni eletto, depuitato o senatore che sia, deve ringraziare non tanto gli elettori, quanto il capo del suo partito, il solo che lo ha scelto effettivamente.

2. le continue richieste di fiducia: ogni discussione, ogni modifica, ogni emendamento viene eliminato, quando il governo chiede la fiducia su un provvedimento, una proposta di legge. Il voto diventa palese, quindi, essendo ogni deputato e senatore tenuto al guinzaglio dal suo capo-partito, non c'e' modo di votare in maniera difforme da quanto chiesto dal partito, cioe' dal governo. In questo modo, il governo si sostituisce al parlamento, determinando quali sono le leggi da votare e come devono essere fatte, frutto quasi sempre di accordi fatti in altre sedi tra i partiti di maggioranza.

3. Il Parlamento, ed in particolare l'opposizione, hanno perso quindi la loro funzione: l'ordine del giorno lo decide la maggioranza, le leggi devono avere la copertura finanziaria, che viene garantita solo per i progetti di legge del governo, non si puo' discutere nel merito dei provvedimenti legislativi, perche' ogni modifica viene impedita dalla richiesta di fiducia. Quindi, l'opposizione non ha modo di fare alcuna proposta di legge, in quanto regolarmente respinta dalla maggioranza. In Parlamento arriva solo cio' che viene deciso dal governo (infatti, l'80% delle leggi approvate sono di iniziativa governativa), inoltre, vengono fatti passare provvedimenti eterogenei, fatti di articoli che non c'entrano niente uno con l'altro: solo come esempi recenti, la privatizzazione dell'acqua (non necessariamente urgente) e' stata messa col decreto di attuazione delle norme europee (magari piu' urgente); il reato di clandestinita' (che avrebbe meritato discussione e ragionamenti specifici) infilato nel decreto sicurezza. E cosi' via.

Ma vi pare che funzioni una democrazia fatta cosi'? quella che viene sbandierata come l'investitura popolare per questo governo, in realta' non e' stata altro che un assegno in bianco, fiducia ottenuta carpendo la buona fede, anzi direi meglio, la dabbenaggine del popolo, infinocchiato dai martellamenti ad arte dei mezzi di comunicazione principali, saldamente nelle mani di Berlusconi.

A questo punto, che fare? in realtà le modifiche da apportare al sistema mi sembrano evidenti, ma il problema e': come richiederle? come attuarle? il problema in realta' e' lo strapotere dei partiti, che non si piegheranno certo al volere o al bene dei cittadini.
Ma una soluzione la dobbiamo trovare, e in fretta, prima che il nostro Paese venga travolto dalla sete di potere di chi lo governa.

venerdì 20 novembre 2009

Processi brevi: solo 1% sara' bloccato


Se fossero vere le previsioni del ministro Alfano, secondo cui solo l'1% dei processi verra' cancellato dalla nuova legge che limita a sei anni la durata dei processi, credo che si dovrebbero trarre due conclusioni molto semplici:

  • la legge sarebbe sostanzialmente inutile, perche' vuol dire che gia' ora i processi, almeno per i reati previsti dalla riforma, durano meno di 6 anni, escluso al massimo proprio quell'1%
  • ancora di piu' sarebbe evidente che la riforma e' fatta per fermare i processi di Berlusconi, tra i pochi a cadere entro quell'1% bloccato. Se non fosse così, cosa la fanno a fare?
Mi pare un autogol, caro Angelino.

mercoledì 18 novembre 2009

La Costituzione: ARTICOLO 9 - Il Patrimonio della Nazione

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

E’ interessante sottolineare come venga riconosciuto, tra i diritti fondamentali su cui si basa la Repubblica e la convivenza dei cittadini, anche lo sviluppo scientifico e la tutela del patrimonio storico, artistico e paesaggistico.
Significa riconoscere alla ricerca, alla tutela dei patrimonio, allo stesso paesaggio, un valore inderogabile, tanto da costituire una ricchezza che e’ di tutti e garantisce la sopravvivenza e lo sviluppo dell’intera nazione.

Quanti di noi percepiscono come tale il patrimonio che abbiamo ricevuto dai nostri predecessori? o i panorami che in ogni angolo del nostro paese ci riempiono di serenita’, di ammirazione, anche di orgoglio?
Lo dovremmo tenere sempre bene in mente, quando deturpiano le nostre citta’ buttando a terra cartacce, pacchetti di sigarette vuoti, lattine o sacchetti di plastica, pubblicita’ o bottiglie di birra. Quando progettiamo nuovi insediamenti edilizi al di fuori di ogni buonsenso, quando stravolgiamo con il nostro intervento quello che la Natura ha creato in millenni, quando scarichiamo nei nostri fiumi o mari ogni sorta di veleno o di rifiuto.
Se ciascun cittadino tiene pulito il marciapiede davanti alla sua casa, tutta la citta’ sara’ pulita.

Proprio rifacendomi a questo articolo, che salvaguarda il paesaggio come una ricchezza fondamentale del Paese, vorrei lanciare una proposta, una campagna: togliamo la pubblicità dalle nostre strade. La selva di cartelli pubblicitari che popola i cigli delle nostre strade deturpa il paesaggio del nostro paese. Non solo le dolci e verdi vallate delle colline toscane o siciliane o venete. O i lungo-lago alpini o del centro Italia. Anche la campagna lombarda fa parte del paesaggio, anche le stradine che conducono alle migliaia di paesini dispersi in ogni regione, anche le circonvallazioni delle nostre città, abbruttite (non solo per questo, in verità) dai cartelli servaggi che le circondano.
Basta girare un po' negli altri paesi per accorgersi di quando migliori l'ambiente senza cartelli: basta collegarsi a Google Maps e poi lanciare "Street view", un eccezionale strumento che vi fa vedere come sono le strade all'estero. Andate in Inghilterra e girate, vedrete la differenza.
Quanto prima lancero' ufficialmente la campagna con un post dedicato

Bambini affamati e cani senza coda

Devo ammettere che mi e' particolarmente difficile scrivere qualcosa, stasera.
Non perchè manchino gli spunti o il materiale, ma solo perchè lo sconforto ha ormai raggiunto un livello quasi insormontabile.
Ma non vi sentite anche voi vittime di continua ingiustizia?
Non passa giorno che il nostro governo non ci prenda a schiaffi, non si prenda beffe di noi, cittadini di questo Paese.

Solo per restare nelle ultime settimane: non bastava introdurre lo scudo fiscale, che regala l'immunità ad evasori e trafficanti.
Non bastava la proposta di cancellare la stragrande maggioranza dei processi, mandando a casa completamente perdonati i ladri e i delinquenti e sbeffeggiando le vittime di quei reati, che non potranno mai piu' ottenere giustizia.
Poi la finanziaria, con tutte le sue contraddizioni e i provvedimenti improvvisati, come fossero estratti a caso dal cappello del mago.
Ora la questione dell'acqua privata, strappata al Parlamento e blindata con la richiesta di fiducia, impedendo qualsiasi dibattito.

Io mi metto nei panni di un giovane, un ragazzo o una ragazza che si affaccia in questi anni al panorama politico, pieno di speranze e di ideali: che cosa puo' pensare, che sentimenti potrà nutrire verso un modo di fare politica basato sull'interesse personale spudorato e la menzogna fatta unica regola di convivenza?
Berlusconi e il suo governo, con il loro comportamento, con le leggi che hanno fatto e stanno facendo, hanno la grave responsabilità di aver rubato la speranza alle nuove generazioni di questo Paese, di aver tarpato le loro ali, di avergli impedito di credere nella possibilità di realizzare un mondo piu' giusto, piu' onesto.

Un Parlamento che dedica mezz'ora al convegno della FAO e ai gravi problemi della nutrizione e della fame del mondo, mentre sbatte via due giorni di discussione sulla coda dei cani, senza riuscire nemmeno a trovare un accordo, ma che Parlamento e'? quali valori, quali priorità comunica ai suoi cittadini?

Penso siate d'accordo con me che la desolazione sia totale e che etica e giustizia abbiano ceduto definitivamente il passo all'imbroglio, alla stupidità ed alla sopraffazione.


sabato 14 novembre 2009

Pubblico l'appello di Roberto Saviano al presidente del consiglio


Condivido in pieno l'appello di Roberto Saviano a Berlusconi. Per questo l'ho firmato (qui) e per questo lo pubblico.
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SIGNOR Presidente del Consiglio, io non rappresento altro che me stesso, la mia parola, il mio mestiere di scrittore. Sono un cittadino. Le chiedo: ritiri la legge sul "processo breve" e lo faccia in nome della salvaguardia del diritto. Il rischio è che il diritto in Italia possa distruggersi, diventando uno strumento solo per i potenti, a partire da lei.

Con il "processo breve" saranno prescritti di fatto reati gravissimi e in particolare quelli dei colletti bianchi. Il sogno di una giustizia veloce è condiviso da tutti. Ma l'unico modo per accorciare i tempi è mettere i giudici, i consulenti, i tribunali nelle condizioni di velocizzare tutto. Non fermare i processi e cancellare così anche la speranza di chi da anni attende giustizia.

Ritiri la legge sul processo breve. Non è una questione di destra o sinistra. Non è una questione politica. Non è una questione ideologica. E' una questione di diritto. Non permetta che questa legge definisca una volta per sempre privilegio il diritto in Italia, non permetta che i processi diventino una macchina vuota dove si afferma il potere mentre chi non ha altro che il diritto per difendersi non avrà più speranze di giustizia.

ROBERTO SAVIANO


venerdì 13 novembre 2009

Povero Cristo!

Riporto integralmente una lettera di Paolo Farinella, prete.
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I giornali del giorno 5 novembre 2009, riportano la foto di Berlusconi che tiene in mano un Crocifisso, abbastanza grande. Le cronache dicono che glielo abbia dato il prete di Fossa, nell’ambito della consegna delle case. Se c’è una immagine blasfema è appunto questa: colui che ha varato una legge incivile contro i «cristi immigrati», che parla di «difesa dei valori cristiani». Un prete che consegna il crocifisso a Berlusconi è uno spergiuro come e peggio di lui. Povero Cristo! Difeso da una massa di ladroni che non solo lo beffeggiano, ma lo crocifiggono di nuovo con la benedizione del Vaticano, che per bocca del suo esimio segretario di Stato, ringrazia il governo per il ricorso che presenterà alla Corte di appello di Strasburgo.

Possiamo dire che c’è una nuova «Compagnia di Gesù» fatta di corrotti, di corruttori, di ladri, di evasori, di mafiosi, di alti prelati còrrei di blasfemìa e di indecenza, di atei opportunisti, di cultori di valori e radic(ch)i(o) cristiani … chi prepara la croce, chi le fune, chi i chiodi, chi le spine, chi l’aceto … e i sommi sacerdoti a fare spettacolo ad applaudire. Intanto sul «povero Cristo» di nome Stefano Cucchi, morto per mancanza di «nutrizione e idratazione», da nessuno è venuta una parola di condanna verso i colpevoli di omicidio, nemmeno dai monsignori che hanno gridato «assassino» al papà di Eluana Englaro.

Povero Cristo, difeso dai preti come suppellettile e raccoglitore di polvere nei luoghi pubblici e da tutti dimenticato come Uomo-Dio che accoglie tutti e dichiara che sono beati i poveri, i miti, coloro che piangono, i costruttori di pace, i perseguitati, gli affamati! Povero Cristo, difeso dagli adoratori del dio Po e di Odino che ne fanno un segno di civiltà, mentre lasciano morire di fame e di freddo poveri sventurati in cerca di uno scampolo di vita. Povero Cristo, difeso dalla “ministra” Gelmini che trasforma il Crocifisso in un pezzo di tradizione “de noantri”, esattamente come la pizza, il pecorino, i tortellini. Povero Cristo, difeso da Bertone che lo mette sullo stesso piano delle zucche traforate.

Povero Cristo! Gli tocca ringraziare la Corte di Strasburgo, l’unica che si sia alzata in piedi per difenderlo dagli insulti di chi fa finta di onorarlo. Signore, pietà!

Guardando a quel Cristo che è il senso della mia vita di uomo e di prete, ho la netta sensazione che dalla sua comoda posizione di inchiodato alla croce, dica: Beati voi, difensori d’ufficio... beati voi che ho i piedi inchiodati, perché se fossi libero, un calcio ben assestato non ve lo leverebbe nessuno.


mercoledì 11 novembre 2009

La Costituzione: ARTICOLO 8 - Le altre religioni

Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere di fronte alla legge.
Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano.
I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.

Continuando con i principi fondamentali, dopo l’articolo dedicato alla religione cattolica, trattata in maniera un po’ speciale, ci si occupa ora di tutte le altre religioni, che sono naturalmente altrettanto rispettate (almeno nella Costituzione).
Se una religione vuole in qualche modo regolare i propri rapporti con lo Stato, deve essere stilato un opportuno accordo, che diventa, di fatto, legge.

Penso che spesso si confondono i termini della questione, si mischiano i concetti e si tirano conclusioni affrettate. Penso che, grazie a correnti di pensiero minoritarie, ma, in questo momento, chiassose e determinanti per il governo del nostro paese, si confondano parole come "religione" e "cultura", attribuendogli, sinteticamente, lo stesso significato.
Di conseguenza, il Crocifisso a scuola e' una questione culturale, la preghiera islamica del venerdi in viale Jenner (a Milano) e' una questione di circolazione stradale e di ordine pubblico.
Uno Stato laico, come a parole si professa il nostro, dovrebbe, proprio per questo, garantire il diritto inalienabile delle persone a professare liberamente la religione scelta, nel più totale rispetto di quella degli altri. Cosa che, vedendo gli avvenimenti recenti, non mi pare cosi' realizzata.

Difendere la Costituzione vuol dire anche essere coerenti nella difesa dei diritti di chiunque, anche di chi ha idee o comportamenti diversi dalla maggioranza. Naturalmente nel rispetto dell’ “ordinamento giuridico italiano”.


La Costituzione: ARTICOLO 7 - Lo Stato e la Chiesa cattolica

Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.
I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.

L’assemblea costituente sentì l’esigenza di inserire un articolo specifico, tra i principi fondamentali, per regolare i rapporti, ad alto livello, tra Stato e Chiesa Cattolica. I rapporti con le altre religioni, diverse dalla cattolica, invece, sono regolati nell'articolo successivo, l'8.

Gia’ nell’articolo 3 si é stabilito che tutti gli uomini e tutti i cittadini sono uguali, indipendentemente dalla religione professata e lo Stato deve favorire questa uguaglianza. Il fatto di dedicare due articoli distinti per la religione cattolica e per le altre, suona come una diversità, un trattamento specifico per le persone in un caso e nell'altro.
Io credo che questa diversità di trattamento andrebbe eliminata.

In questo articolo poi si vogliono stabilire dei confini, mettere dei paletti all'azione sia dello Stato che della chiesa: "ciascuno nel proprio ordine", Stato e Chiesa devono essere indipendenti e sovrani. Esistono due mondi, separati e indipendenti, e ciascuno, nel suo, si autodetermina.

Non sono certo che questo sia proprio vero ai nostri giorni. E’ evidente che i cattolici rappresentano una parte significativa dell’elettorato (anche se, secondo me, sovrastimata). Di conseguenza la corsa ad accapparrarsi il loro favore e’ sempre aperta. Si cerca percio’, spesso, di accattivarsi i favori della Chiesa in nome di un consenso politico, con ogni mezzo. Ugualmente, da parte della Chiesa spesso si cerca di dare dei segnali piu’ o meno espliciti a favore di una parte o di un’altra, a volte senz'altro in buona fede, oppure per convenienza o per quieto vivere.

Quanto pesa, per un governo, il consenso dei cattolici ? quanto pesa, per la Chiesa, la convenienza (anche economica!) che governi una parte o un’altra ?

Conclusione: Stato e Chiesa sono forse meno indipendenti (e sovrani) di quanto non auspicassero i nostri padri fondatori.

Vorrei che la Chiesa continuasse a predicare i valori evangelici con forza e sincerita’, vorrei che denunciasse le storture del nostro mondo, con piu’ coraggio e coerenza. Vorrei che tanti preti o religiosi o semplici cristiani non si sentissero poco sostenuti da una gerarchia piu’ attenta ad equilibri interni o, peggio ancora, esterni, piuttosto che ad annunciare “la lieta novella” ai poveri, ai deseredati, agli emarginati: se anche il sale diventa insipido, chi dara’ sapore alla nostra vita ?


martedì 10 novembre 2009

La casta affila gli artigli ...

Che il PDL difenda il suo deputato, sottosegretario e ora anche candidato alla presidenza della Campania, Cosentino, mi pare prevedibile, anche se non mi piace affatto e non lo condivido.
Io vorrei che le indagini andassero a fondo (anche se penso l'abbiano gia' fatto a sufficienza per trarre le conclusioni che sono state tratte) e dicessero con chiarezza se Cosentino e' colluso con la camorra oppure no.
Non hanno forse diritto, i cittadini della Campania, di sapere che tipo di persona sia Cosentino, se è pulito o se è compromesso con la malavita, prima di considerarne l'elezione alla massima carica regionale? A me sembrerebbe indispensabile, nel dubbio non lo voterei. Quindi il comportamento del PDL mi sembra autolesionista.

Dicevo pero' all'inizio: che il PDL si schieri a difesa di un suo onorevole, e' comprensibile, ma che il direttore del TG1, dalla platea pubblica del "suo" telegiornale, auspichi il ritorno dell'immunita' parlamentare mi sembra veramente un atto degno non tanto della famosa "casta", ma di una vera e propria associazione a delinquere.

Un giornalista che ami la verità e che non sia prezzolato da qualcuno non puo' fare un'affermazione del genere. Tanto meno la puo' fare il direttore di una testata giornalistica pubblica, pagata cioè da tutti noi.
Io non voglio le sue opinioni, io voglio le notizie.
Evidentemente e' partita l'ennesima campagna di orientamento dell'opinione pubblica, per dare un sostegno popolare a questa idea: i politici sono perseguitati dai giudici e dai PM comunisti, percio' e' giusto che si difendano.

Stamattina alla radio sentivo un'intervista a Malan (deputato PDL) e Berselli (senatore PDL): il primo raccontava di aver presentato, gia' nel 2003, una proposta di legge per la reintroduzione dell'immunita' parlamentare. Il secondo, presidente della 2° commissione permanente (Giustizia), annunciava di avere pronto un disegno di legge, che verra' presentato a giorni, per estendere le protezioni giudiziarie oggi vigenti per i consiglieri regionali (equivalenti all'immunita' parlamentare) anche ai consiglieri provinciali e comunali.

E continuiamo a chiamarla semplicemente "CASTA" ?


lunedì 9 novembre 2009

La beffa del 5 per mille: è già sparito anche dal modello 730


Nella prima bozza del modello 730, pubblicata in questi giorni sul sito dell'Agenzia delle Entrate, e' evidente quanto già scritto su questo blog qualche giorno fa: il 5 per mille e' sparito.

Nella terza pagina del modello, come si vede nella foto qui a fianco (cliccare sopra per ingrandire), non c'e' piu' il riquadro per la scelta del destinatario del 5 per mille, pero', misteri della nostra finanza, il riferimento rimane nel titolo in alto e nelle istruzioni appena sotto ai dati del contribuente.

Dove sta l'errore?

venerdì 6 novembre 2009

9 Novembre 1989: un muro e' caduto


Stiamo vedendo e rivedendo in questi giorni i filmati di quella notte, in cui il popolo tedesco ha preso in mano il suo destino ed ha cambiato la storia dell'Europa intera.
Vedendo quei volti euforici, follemente felici, increduli, io provo una specie di invidia. Sono convinto che quelle persone, giovani o anziane, uomini, donne e bambini, abbiamo vissuto un momento di gioia cosi' intenso, come difficilmente possa accadere ad un essere umano nella sua storia.

Ma la gioia di quelle persone, cosi' intensa e indimenticabile, non puo' essere ancora completa e definitiva per l'esistenza, in vari luoghi del mondo, di altri muri e di altre divisioni. Non possiamo scordarcele: il muro tra Israele e Palestina, il confine tra le due Koree, tutti i confini caldi tra stati in tutti i continenti.
Ora, penso che sia una responsabilità nostra, di noi europei, che abbiamo vissuto la sofferenza di quella divisione e la gioia della sua eliminazione, intraprendere tutte le azioni, esercitare tutte le pressioni, percorrere tutte le strade necessarie per l'abbattimento di quelle barriere e per la soluzione dei problemi che le hanno generate.
Nessuno potrà dirsi libero fino a quando un solo uomo, una donna, un bambino non potranno esprimere in pieno tutta la loro libertà.


giovedì 5 novembre 2009

L'Aquila: Giornalisti strattonati e allontanati


Quando si parla di libertà di informazione, non si vuole dire che un giornale, sotto la sua propria responsabilità, non possa dire quello che vuole, ma che succedono cose come quelle descritte da un giornale dell'Aquila (di cui tra l'altro non ho trovato traccia nella stampa nazionale):

L'Aquila, 4 nov - La giornata del Premier Silvio Berlusconi all'Aquila si è conclusa con un episodio decisamente increscioso: A Sant'Elia alcuni cronisti sono stati strattonati e spintonati dalle forze dell'ordine su indicazioni del responsabile immagine del Premier.
Nella confusione che e' seguita le forze dell'ordine hanno respinto i giornalisti allontanandoli dal premier che intendevano seguire come sempre. Alcuni di loro sono stati perfino fermati e identificati. Un brutto finale per una giornata caratterizzata da eventi di interesse per la popolazione terremotata, per la citta' e il suo patrimonio culturale.

Avendo notizia dell'evento l'associazione stampa parlamentare ha diffuso la seguente nota:

"L'Associazione stampa parlamentare protesta con forza contro l'inaccettabile comportamento tenuto oggi in Abruzzo dallo staff del presidente del Consiglio e, in particolare, dal responsabile della sua immagine. Alcuni colleghi al seguito del presidente del Consiglio sono stati spintonati e allontanati con la forza mentre cercavano di svolgere il loro lavoro. Con l'occasione, vogliamo ribadire che i giornalisti hanno il diritto-dovere di informare, in condizioni di autonomia e serenita'.
Ogni ostacolo posto all'esercizio quotidiano del diritto di cronaca va respinto fermamente e deve essere considerato come una lesione alla liberta' di stampa. Invitiamo pertanto il presidente del Consiglio a intervenire per rimuovere gli ostacoli che impediscono ai giornalisti di svolgere il loro lavoro".


Di solito il premier, nelle sue scorribande, si fa accompagnare da un solo cameraman, magari di una agenzia secondaria, che poi diffonde le immagini filtrate e pre-visionate.

Uno dei motivi per cui siamo al 49-esimo posto della classifica di Reporters sans Frontieres per la libertà di stampa


martedì 3 novembre 2009

Salta il 5 per mille: addio al non-profit

La Camera ha bocciato il 28 ottobre scorso un emendamento (del PD) alla Finanziaria 2010 che reintroduceva il meccanismo del 5 per mille, strumento indispensabile per la sopravvivenza di tante associazioni e gruppi non-profit.
PDL e Lega insieme hanno bocciato la proposta, perche' non c'e' la copertura. Ora migliaia di associazioni di volontariato, di ricerca, del terzo settore non potranno piu' contare su questo contributo che era quasi l'unico a tenerle in vita.

Il 5 per mille era stato voluto nel 2005 dallo stesso Tremonti, che ora forse non lo ritiene piu' utile o indispensabile. Era una delle unihe 3 leggi intelligenti del governo Berlusconi (assieme alla legge contro il fumo ed i punti sulla patente).

19 milioni di contribuenti italiani avevano scelto una associazione o un ente no-profit e avevano ad esso destinato la propria quota di 5 per mille. Ci sono stati sempre notevolissimi problemi nell'assegnazione e nei calcoli relativi, tanto che non sono ancora stati distribuiti i contributi (in parte) del 2007 e di tutto il 2008. Pero' molte associazioni continuavano a vivere ed a prestare la loro preziosa opera proprio grazie a questo contributo.

Ora, grazie a Tremonti, al PdL ed alla Lega, tutto questo finira'

Un'altra intelligente operazione di questo lungimirante governo.