giovedì 27 novembre 2008

Milano da bere? si, ma per dimenticare

Milano ne esce proprio male.
Per una citta’ che vorrebbe rappresentare la punta di diamante della modernita’, lanciata a tutta velocita’ (?) verso l’Expo 2015, la Milano motore dell’economia e della rinascita urbana, per questa citta’ la faccenda Biagi - Saviano e’ proprio una brutta figura.

I fatti: la commissione, composta di consiglieri comunali, che deve decidere l’assegnazione degli “Ambrogini d’oro“, il massimo riconoscimento della citta’ ai suoi cittadini piu’ illustri, nega il premio sia ad Enzo Biagi - illustre giornalista bolognese, ma vissuto a Milano per gran parte della sua vita, scomparso un anno fa - sia a Roberto Saviano - scrittore e giornalista, sotto protezione per le minacce di morte ricevute dalla camorra, dopo il suo libro “Gomorra”.
Per quest’ultimo, non passa nemmeno l’assegnazione della cittadinanza onoraria, proposta come alternativa per trovare una soluzione di compromesso.

Quando una qualsiasi questione, anche la piu’ oggettiva, come puo’ essere la situazione di pericolo di vita per una persona a causa delle sue idee (come sta succedendo per Roberto Saviano) diventa materia ideologica, da condividere o da avversare solo perche’ viene da una parte anziche’ dall’altra, allora vuol dire che chi e’ preposto a queste scelte, i politici che ci amministrano, hanno perso qualsiasi credibilita’, qualsiasi fiducia, qualsiasi residua possibilita’ di rappresentarci.

Enzo Biagi e’ stato un grande giornalista, amante della liberta’ fin dalla prima ora, fedele alle sue idee, anche se non condivise da tutti. Ha dato fastidio al potere costitito, perche’ l’ha criticato ed il potere costituito l’ha fatto scomparire (mediaticamente). Ora, un’appendice remota - ma poi neanche tanto - di quel potere costituito sta tentando di eliminarlo ancora, per cancellarne anche la memoria.

Roberto Saviano sta vivendo sotto scorta, nascondendosi e muovendosi di continuo, per sfuggire alla promessa di eliminazione giuratagli da una organizzazione mafiosa e criminale. La citta’ di Milano non riesce nemmeno a esprimergli solidarieta’ accogliendolo, simbolicamente, tra i suoi cittadini.

Ci sono stati giorni in cui essere milanesi era motivo di orgoglio e di vanto.
Oggi ce ne vergognamo.

E’ arrivato ormai il momento, ed e’ questo, in cui le persone intellettualmente libere, oneste, la parte migliore di questa citta’ e di questo Paese, si sveglino, si organizzino, si tirino su le maniche e diano il loro indispensabile contributo a ricostruire la nostra povera Italia.
Prima che sia troppo tardi



lunedì 24 novembre 2008

La soluzione alla crisi: spendete !

Credo che il nostro povero paese sia ormai alla frutta.
Siamo ostaggio di una classe politica assolutamente inadeguata per far fronte alle sfide ed ai problemi che dobbiamo affrontare.
Non puo’ il nostro primo ministro chiederci di consumare di piu’: ma che razza di soluzione e’? ma con quali soldi? con quali risorse? ma cosa ne sa, quello li’, del paese reale? e cosa dovremmo consumare? quello che ci dira’ lui, oppure quello che vogliamo, quello che ci pare? prodotti italiani, immagino, in linea con la migliore tradizione autarchica che l’italiano medio ha sempre saputo sfoderare nei momenti di crisi.

Mentre il mondo va dalla parte opposta.

Io da un governo serio mi aspetto iniziative e investimenti che sappiano finalmente individuare la strada che questo paese deve percorrere, che valorizzi le sue specificita’, le sue risorse, le sue ricchezze. Per uscire dalla crisi dobbiamo capire cosa siamo capaci di fare, quale sia la nostra arma vincente, il nostro punto di forza. Penso, ad esempio, semplicemente, al ricchezze artistiche, al turismo. E che dire dell’energia solare, che qui da noi e’ cosi’ abbondante e gratis? ma lo sapete che la meta’ (e’ vero, la meta’!) dei pannelli solari installati AL MONDO e’ in Germania? dove tra pioggia e neve funzionano per meta’ dell’anno? no, noi andiamo a dire che bisogna modificare i parametri di Kyoto, perche’ il nostro povero paese non puo’ permetterseli. Ma vi sembra possibile?

Niente di tutto questo e’ stato fatto, anche prendendo gli ultimi 20 anni. Non e’ piu’ un problema di destra o di sinistra. E’ una classe politica che non e’ in grado di governare l’Italia.

Per questo e’ urgente fondare un movimento nuovo, fatto di persone competenti, come ce ne sono molte nel nostro paese, scelte per la loro bravura, preparazione, serieta’, non solo per la fedelta’ al capo (degli altri, magari, come Villari). Un movimento civico, al di fuori degli schemi bloccati con cui i nostri politici attuali leggono la realta’, un movimento di popolo, che metta al primo posto la rinascita dell’Italia.

Basta politici di professione, che pensano solo a perpetuare la loro poltrona, basta favori ad una classe imprenditoriale capace solo di rischiare con i soldi degli altri, con le protezioni della politica. Basta con una opposizione che non sa nemmeno individuare i problemi, gli basta solo mantenere un equilibrio insignificante quanto ipocrita che mostri la distanza da Berlusconi e da Di Pietro nello stesso tempo.

Basta. Basta. Basta.

Qui, o si fa la nuova Italia, o ce ne andiamo. L’unica vera alternativa e’ la fuga per chi ha un minimo di cervello. E non solo per chi ha vent’anni, ma anche per chi dopo tanto lavoro, sforzi, contributi (economici e non) continua a vedere tutta questa fatica sprecata dai politici che negli ultimi vent’anni hanno governato, solo per difendere le proprie posizioni di potere.
Oppure facciamo un referendum per diventare un “land” della Germania, o una provincia staccata della Svezia. Staremmo senz’altro meglio.

Voglio degli amministratori che pensino a noi, come primo pensiero, e non al proprio tornaconto, successo o futuro. Basta.
C’e’ bisogno di gente nuova, giovane. Via questi babbioni incompetenti e corrotti: ci vogliamo svegliare, finalmente?

Aspetto con fiducia un minimo di segnale da qualcuno. Me lo auguro



sabato 22 novembre 2008

emergenza sicurezza: il TG non ne parla, quindi è finita

E’ vero che si puo’ avere una sola paura per volta, e che ora ci sono dei problemi molto piu’ gravi che in passato, ma la classifica delle paure degli italiani e’ molto cambiata, da qualche mese a questa parte.

Praticamente, l’emergenza sicurezza, quella su cui si e’ giocata la battaglia elettorale e che ha portato alla vittoria della destra, e’ finita, gli italiani l’hanno rimossa dalla testa della classifica delle paure piu’ diffuse, sostituendola con altre paure, la crisi economica, la perdita del posto di lavoro, eccetera.

Dopo che i TG nazionali (e non solo, anche i vari ‘talk show’ politici, da Porta a Porta in giu’) hanno fomentato l’allarme criminalita’, legandola all’immigrazione, appena prima della campagna elettorale (trascinando anche le testate editoriali e televisive tradizionalmente non legate alla destra), ora non ne parla piu’ nessuno e la gente smette di aver paura per la propria sicurezza, o almeno diminuisce la percezione di questo pericolo.

Ora i TG parlano di crisi economica, di disoccupazione, posti di lavoro persi, banche che falliscono e puntualmente questa diventa la prima preoccupazione, balzando in testa ai sondaggi dell’istituto Unipolis (Osservatorio di Pavia, con il contributo di Ilvo Diamanti).

In realta’, quello che misura veramente il grado di sicurezza, cioe’ il numero di crimini, di scippi, di omicidi, di furti, ecc., ha cominciato a diminuire fin dal 2007, quindi molto prima delle elezioni e si e’ stabilizzato nel corso del 2008 (dai pochi dati che ci sono al momento).

Sara’ perche’ ora abbiamo i millitari per strada ? se e’ bastato mettere due o tre soldatini a stazionare sul marciapiede davanti a qualche bar (basta vedere a Milano dove sono, in via Padova o in Corso Buenos Aires), beh, allora avevamo dei criminali proprio da poco, non c’era da preoccuparsi nemmeno prima.

Intanto, pero’, abbiamo un governo di destra, che ha costruito la sua vittoria proprio sul tema sicurezza, un governo nelle mani dell’uomo che possiede le maggiori reti televisive del paese e che ora controlla anche quelle pubbliche (in realta’ non ha mai smesso di controllarle anche durante il governo di centro-sinistra, lo sappiamo dalle famose intercettazioni), un governo che ogni giorno di piu’ si dimostra incompetente e inadeguato ad affrontare i veri problemi che ci troviamo davanti.

Comunque, questa analisi mostra come sia importante il controllo dei mezzi di informazione per determinare gli spostamenti dell’opinione pubblica, per pilotarne le scelte e le decisioni. Secondo voi questa la possiamo chiamare “democrazia” ?

Secondo me, no


venerdì 14 novembre 2008

Riecco la legge sull'editoria. E i blog rischiano ancora

C’aveva gia’ provato Prodi, un anno fa: allora il consiglio dei ministri aveva approvato il “DDL Levi-Prodi” che obbligava tutti i bloggers ad iscriversi al ROC (Registro degli Operatori di Comunicazione, in pratica l’albo dei giornalisti).
La Rete si mobilito’ e il decredo fu fatto decadere.

Ora, a distanza di un anno, riappare in Commissione VII (Cultura) il PDL 1269 (PDL sta per Progetto di Legge, anche se ricorda altre sigle …), che ripropone la regolamentazione dell’editoria, comprendendo anche la rete.

Riporto i punti salienti, con un piccolo commento:

Articolo 2 - Comma 1: Ai fini della presente legge, per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione o di intrattenimento e destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso.

Cio’ significa che ogni blog, anche questo, e’ considerato un prodotto editoriale, quindi rientra nell’ambito della legge.

Articolo 6 - Comma 1: Ai fini della presente legge, per attività editoriale si intende ogni attività diretta alla realizzazione e alla distribuzione di prodotti editoriali, nonché alla relativa raccolta pubblicitaria. L’esercizio dell’attività editoriale può essere svolto anche in forma non imprenditoriale per finalità non lucrative.

Questo articolo definisce che chiunque realizza e distribuisce un prodotto editoriale, svolge attivita’ editoriale, anche se non c’e’ scopo di lucro

Articolo 7 - Comma 1: Ai fini della tutela della trasparenza, della concorrenza e del pluralismo nel settore editoriale, tutti i soggetti che esercitano l’attività editoriale sono tenuti all’iscrizione nel Registro degli Operatori di Comunicazione, …

Applicando le definizioni date finora, un blogger dovrebbe iscriversi al ROC

Articolo 8 - Comma 1: L’iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione dei soggetti che svolgono attività editoriale sulla rete internet rileva anche ai fini dell’applicazione delle norme sulla responsabilità connessa ai reati a mezzo stampa

A colui che e’ responsabile della pubblicazione del prodotto editoriale su Internet, essendo iscritto al ROC, si applica la normativa sulla responsabilita’ connessa ai reati di diffamazione, ecc. ecc. a mezzo stampa. In pratica, se qualcuno, in un commento ad un mio post, diffama qualcun’altro, io ne sono responsabile !!

Articolo 8 - Comma 3: Sono esclusi dall’obbligo dell’iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione i soggetti che accedono alla rete internet o che operano sulla stessa in forme o con prodotti, quali i siti personali o a uso collettivo, che non costituiscono il frutto di un’organizzazione imprenditoriale del lavoro

Questo e’ il punto chiave: da qui sembra di capire che chi scrive un blog senza avere alle spalle una organizzazione imprenditoriale, non e’ obbligato ad iscriversi al ROC.
Ma che cos’e’ una organizzazione imprenditoriale ? Beppe Grillo ha delle persone che lo aiutano, magari stipendiate, vende dei prodotti, raccoglie della pubblicita’: e’ una organizzazione imprenditoriale ? sembra di si.
Ma se un blog ha dei semplici banner pubblicitari ? si tratta di una “attivita’ pubblicitaria continuativa”, che genera introiti, quindi e’ una attivita’ d’impresa, ma chi fa impresa per la sua attivita’ editoriale deve registrarsi al ROC.

Come vedete, la cosa non e’ chiara, si presta a varie interpretazioni, quindi in se’ molto pericolosa. Inoltre, la proposta di legge e’ in commissione, quindi modificabile e quel piccolo appiglio dell’articolo 8 potrebbe anche sparire. Ricordando poi che un anno fa fu il PD (che nasceva proprio in quei giorni) a proporre questa legge, non credo che possiamo stare troppo tranquilli.

La rete e’ libera, la rete e’ di tutti. Obama ha vinto la sua battaglia grazie alla rete. In Cina e in Russia invece la rete e’ sotto il controllo del governo: a chi vogliamo assomigliare ?



FATTO ! Silvio segna un altro punto

… si deve tenere presente che l’unita’ sindacale in atto e’ la peggiore nemica della democrazia sostanziale che si vuole restaurare. Sotto questo profilo, qualunque spesa per provocare la scissione e la nascita di una libera confederazione sindacale che raggruppi gli autonomi appare indispensabile, se non addirittura pregiudiziale …

i sindacati, sia confederali CISL e UIL, sia autonomi, nella ricerca di un punto di leva per ricondurli alla loro naturale funzione, anche al prezzo di una scissione e successiva costituzione di una libera associazione di lavoratori.

per quanto concerne i sindacati, la scelta prioritaria e’ fra la sollecitazione alla rottura, seguendo cioe’ le linee gia’ esistenti dei gruppi minoritari della CISL e maggioritari della UIL, per poi agevolare la fusione con gli autonomi in una libera confederazione, oppure, senza toccare gli autonomi, acquisire con strumenti finanziari di pari entita’ i piu’ disponibili fra gli attuali confederali allo scopo di rovegliare i rapporti di forza all’interno dell’attuale trimurti.

Vediamo se indovinate da dove arrivano queste citazioni.
No, non sono le memorie del giovane Silvio. Non e’ nemmeno una citazione da qualche quotidiano della settimana scorsa.

Queste sono parole di Licio Gelli, scritte di suo pugno nel Piano di Rinascita democratica, 1977.
Quest’uomo e’ un genio, oppure predice il futuro. Oppure, piu’ semplicemente, ha trovato in Silvio il suo naturale prosecutore (come del resto ha affermato lui stesso pochi giorni fa).

Quello che sta avvenendo in questi giorni, la famosa riunione a Palazzo Grazioli di qualche giorno fa tra Berlusconi, i suoi fidi scudieri ministri, la Marcegaglia e Bonanni e Angeletti, la conseguente rottura dell’unita’ sindacale, con CISL e UIL da una parte, CGIL dall’altra, e’ un altro obiettivo raggiunto dal nostro Silvio, un altro FATTO! da aggiungere al suo curriculum.

Come ho gia’ avuto modo di scrivere su queste pagine (web), quello che mi stupisce sempre e’ la totale apatia, rassegnazione, assuefazione della maggioranza del popolo italiano a questo regime, senza il minimo stupore, la minima incazzatura, una qualche reazione.

Che sia la dittatura della maggioranza silenziosa ?


lunedì 10 novembre 2008

Not in my name!

Per chi non la conoscesse ancora, segnaliamo la campagna “Not in my name” che condivido in pieno:

IF YOU ARE ITALIAN AND YOU FEEL LIKE PRIME MINISTER SILVIO BERLUSCONI IS NOT SPEAKING IN YOUR NAME WRITE IT DOWN ON A PIECE OF PAPER, TAKE A PICTURE AND SEND IT HERE (along with your name, last name and location)

Il blog, o sito, è questo.
E’ in inglese perché diretto agli altri, a quelli che ci leggono e guardano da lontano. Chiunque può partecipare a questa manifestazione spontanea, non apolitica ma certamente apartitica. Mandando una foto qualsiasi di se stesso con addosso, sopra, sotto, in mano, in fronte la scritta: I’m Italian and Prime Minister Silvio Berlusconi is not speaking in my name : “Sono italiano e il primo ministro Silvio Berlusconi non parla a mio nome”.