giovedì 28 maggio 2009

Cinema: L'ospite inatteso


Stasera cineforum: L'ospite inatteso. Un film istruttivo, sulla condizione degli irregolari in USA. Un film bellissimo, che fa pensare e insegna, fa aprire gli occhi. Da vedere


mercoledì 27 maggio 2009

Rassegna(ta) stampa: l’Italia e’ in pericolo


L’affare “Noemi” non smonta, anzi. Ancora quotidianamente pressato dalle 10 domande di Repubblica, Berlusconi visibilmente nervoso prosegue sulla strada del silenzio e della malcelata indifferenza.

Pero’ il clamore attorno al suo comportamento, non tanto nei confronti della povera ragazza napoletana, quanto nei confronti dell’Italia intera, comincia ad aumentare anche sui giornali di tutto il mondo.
Ne parla il Financial Times di Londra (”Berlusconi non e’ Mussolini: lui ha squadre di veline, non di camice nere“, “svuota i media di seri contenuti politici e li sostituisce con l’intrattenimento“, “bolla ogni opposizione come comunista e dipinge se stesso come vittima“), l’Independent, ancora inglese (”e’ sintomatico della banalizzazione della politica in Italia il fatto che Berlusconi non venga accusato di corruzione, o di connessioni con la mafia, ma per una presunta relazione con una aspirante velina minorenne“, “vivere in Italia oggi e’ come essere imprigionati in una colata di lava che scivola lentamente verso il basso“), il Pais (spagnolo: “le critiche continuano ad accumularsi, in solo due giorni, perfino la Chiesa, finora sua fedele alleata, ha censurato la politica economica e quella nei confronti dell’immigrazione del Governo e, informa velata e senza citarlo, ha criticato il suo comportamento morale”), la rete ABC americana, l’agenzia Reuters. Forse molti altri ancora, non ancora trovati.
Tutti concludono dicendo: l’Italia e’ in pericolo. E noi sappiamo quanto.

Devo poi dare atto a Franceschini di aver colto nel segno (almeno questa volta): rivolgendosi agli italiani, si chiede: “fareste educare i vostri figli ad uno come Berlusconi?“. E’ una domanda quanto mai azzeccata e credo che faremo tutti bene a darci una risposta. Anche il 6 e 7 giugno, quando avremo in mano la scheda elettorale.

martedì 26 maggio 2009

Lettera aperta all’onorevole Toia - PD


Pubblico una mia lettera di risposta all’invito al voto che ho ricevuto dall’on. Patrizia Toia, candidata per il PD nella circoscrizione Nord-Ovest per le europee.
Onestamente, mi aspettavo una risposta dall’onorevole, ma non e’ ancora arrivato nulla. Chissa’, magari pubblicandola qui, risponde …
Mi piacerebbe avere i vostri commenti
Ciao
Fabio
===============================Gentilissima Onorevole Toia,
mi permetto di rispondere alla sua lettera del 19 maggio, che ho ricevuto “in nome della comune esperienza nella Margherita”.
Io sono tra quelli che si trovano ancora “in una posizione di attesa”, non avendo aderito al PD, anche se ne seguo da vicino le vicende. Non vi ho aderito perche’ ero (e sono tuttora) molto perplesso della scelta poco coraggiosa fatta a suo tempo per fondarlo, preferendo di fatto quella che e’ stata definita “una fusione fredda” tra Margherita e DS, piuttosto che scegliere con decisione una strada di novita’ e di rinnovamento. La “predestinazione” del segretario scelto con le primarie (Veltroni) non lasciava spazio ad alcuna reale innovazione, ma solo ad una spruzzatina di nuovo, a mascherare la solita cooptazione dall’alto dei co-predestinati.
Tant’e’ vero’ che in giro ci sono sempre le solite facce, a parte qualche sparuto giovinotto o signorina, funzionali ovviamente alla necessita’ di mostrarsi nuovi, come (solo a parole) veniva enunciato.
Rimango percio’ in attesa di novita’, di decisioni, di atti di coraggio da parte del nuovo segretario del PD, Franceschini, (ed eventualmente di chi gli succedera’) prima di fare la mia scelta. Prima o poi dovra’ avvenire qualcosa, perche’, ne sono certo, non ci sono grandi alternative ad una formazione democratica e riformista. Mi permetto anche (e mi scuso fin da ora per la mia presunzione) di suggerire uno slogan, che in questo momento e’ quello che mi parrebbe piu’ adatto per attirare gli attendisti come me: non il trito “yes, we can”, ma piuttosto: “yes, we can do more”. Se poi fosse anche sostenuto dai fatti …
Della sua lettera ho apprezzato la franchezza delle ultime righe ed e’ per questo che ho deciso di scriverle.
Quindi le dico, con altrettanta sincerita’, che non votero per lei.
Per due motivi principali. Il primo perche’ non credo (piu’) ai politici di professione: persone che per tutta, o quasi, la loro vita hanno partecipato ad elezioni, sono stati eletti, hanno gestito la cosa pubblica, hanno percepito stipendi considerevoli. Soprattutto in questi ultimi anni in cui al sistema delle preferenze (o delle primarie di collegio) sono state sostituite le nomine “dall’alto” delle segreterie: i professionisti della politica che eleggono se stessi. Basta, vogliamo facce veramente nuove.
Il secondo motivo e’ un corollario al primo: credo che chi ha fatto politica per almeno vent’anni (gli ultimi vent’anni) nel centro sinistra sia responsabile del disastro civico , politico e democratico in cui siamo ora. Siete stati vicini al potere, siete stati al potere, avete permesso che l’Italia cadesse nel baratro che stiamo sperimentando in questi giorni. La colpa non e’ nostra, di noi elettori, la colpa e’ della classe politica (mi riferisco espressamente al centro-sinistra, dagli altri, si sa, non si puo’ pretendere) che e’
stata al potere dagli anni 80 fino all’anno scorso, fino ai giorni nostri.
Mi scuso se generalizzo, mi scuso se includo anche lei in questa classe politica, ma anche lei ne ha fatto parte, come ricordo e come leggo nella sua biografia.
Percio’, cara Patrizia, non avra’ il mio voto. Io cerchero’ una faccia nuova, ammesso che riesca a trovarla. Oppure, questa volta, “passero”, in attesa di tempi migliori. E credo non sara’ un dramma, almeno per noi elettori, se il PD avra’ qualche deputato in meno in Europa. Forse sara’ piu’ semplice decidere in quale gruppo europeo entrare e forse, ai non eletti, rimarra’ piu’ tempo per pensare. Al loro futuro.
Mi scuso ancora per la franchezza, anche se sono certo l’apprezzera’.
Anche nel mio caso, l’amicizia nei suoi confronti rimane immutata.
Con i saluti piu’ cordiali
Fabio
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PS: spero che questa lettera arrivi nelle sue mani, spero che la sua segreteria non filtri troppo. Per parte mia, se non mi fara’ sapere nulla in contrario, la pubblichero’ nel mio blog. Sara’ l’ennesimo messaggio in bottiglia e, si sa, questo tipo di messaggi servono a mantenere viva la speranza, ma raramente arrivano a destinazione.

martedì 19 maggio 2009

Berlusconi si deve dimettere!

Non ci sono vie di mezzo, non ci sono scuse, non c’e’ piu’ spazio per le mezze verita’ e per le smentite: la sentenza del processo Mills dice inequivocabilmente che Berlusconi ha corrotto Mills per non farsi condannare.

In un paese serio, se Berlusconi fosse una persona seria, se ne sarebbe gia’ andato, altro che Lodo Alfano, altro che “giustizia ad orologeria”.

E se non bastasse questo, basterebbe il silenzio sulle 10 domande di Repubblica, che erano nella testa di tutti gli italiani seri, dopo dichiarazioni e smentite dei vari attori della vicenda Noemi Letizia.

Berlusconi sta tentando in tutti i modi di resistere, di proteggersi, continuando a smentire anche la realta’. Basta, se ne deve andare, si deve dimettere: l’Italia e’ stanca di questo teatro, e’ stanca di essere derisa da tutto il mondo per colpa di Berlusconi.

Se Berlusconi avesse veramente a cuore l’Italia e gli Italiani, se ne sarebbe gia’ andato. Chiediamo tutti insieme, a gran voce, le dimissioni di Berlusconi.

martedì 12 maggio 2009

Referendum: lettera di Guzzetta agli elettori del centro-sinistra


Pubblico una lettera aperta scritta da Giovanni Guzzetta, Presidente del Comitato per il referendum elettorale, per spiegare le ragioni del SI agli elettori del centro sinistra
Fabio
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Care elettrici e cari elettori del centrosinistra,
sul referendum del 21 giugno ci sono, legittimamente, posizioni diverse. Soprattutto dopo l’annuncio del Presidente Berlusconi che voterà sì. Esse confermano la natura trasversale del movimento referendario. Sono differenze di merito, non legate all’appartenenza di schieramento, ma al merito della questione. Con moltissimi di voi nel 2007 abbiamo raccolto le firme dietro ai banchetti. E’ stato un momento di grande coinvolgimento civile, che ci ha consentito di raggiungere la quota di sottoscrizioni 820.916.
L’Italia ha bisogno di riforme. In particolare di riforme istituzionali che siano la precondizione perché la politica offra soluzioni effettive ai problemi del Paese. Oggi, invece, la politica è ancora troppo occupata nelle migliaia di beghe legate ai microinteressi di partito, se non di corrente, all’interno dei partiti. Oggi la politica è inconcludente e ciò che riesce a fare è frutto della pressione dell’emergenza. E lo fa con gli strumenti dell’emergenza. Il Parlamento è uno spettatore inerme e, sostanzialmente, non esercita più né la funzione legislativa né quella di controllo. L’opposizione, quale che essa sia, non ha strumenti adeguati di vigilanza. I dibattiti sono delle stanche liturgie.
In questi anni il nostro sistema politico è cambiato. Sono nati due grandi partiti che al momento raccolgono più del 70 % dei consensi degli elettori. Le altre minoranze sono garantite tanto quanto nelle altre democrazie avanzate.
Siamo sulla buona strada. Molto c’è ancora da fare. A cominciare dalla democrazia interna ai partiti.
A nostro modo di vedere, i problemi istituzionali sono fondamentalmente due. I governi di coalizione e la totale privazione dei cittadini del potere di scegliere le persone. Sulla scheda elettorale non troviamo nessun nome, ma soltanto simboli di partiti coalizzati tra di loro.
I governi di coalizione sono un male perché assegnano ai partiti, anche minuscoli, che li compongono, il potere di ricattare il resto della maggioranza. Lo abbiamo visto in modo drammatico con il governo Prodi della scorsa legislatura. Lo vediamo oggi nei rapporti conflittuali tra lega e PDL. E, con l’approssimarsi delle elezioni, sarà sempre peggio. Perché ogni partito pur nella stessa coalizione correrà per sé, contro i suoi stessi alleati. Una situazione assurda.
Che il Parlamento sia fatto di nominati è uno scandalo talmente grande che non abbisogna di molte parole. Basta una domanda: se i parlamentari non rispondono ai cittadini, ma alle cinque o sei persone che li hanno nominati, perché mai dovrebbero fare gli interessi dei cittadini?
In questo sistema trionfano i partiti. Ma partiti di fatto irresponsabili, in cui i vizi prevalgono sulle virtù. Che pensano alle rendite di posizione, più che ad offrire una visione per il paese.
C’è una lunga tradizione di governi di coalizione in Italia fin dall’unità d’Italia. Le più importanti personalità dell’Assemblea costituente, nell’immaginare l’organizzazione dello Stato, si rammaricavano di questa circostanza pur riconoscendone, in quel momento, l’ineluttabilità. Parlo di uomini come Mortati, Calamandrei, Einaudi, Moro, Ruini, Ambrosini, Tosato e tanti altri.
Costantino Mortati ad esempio si doleva che in Italia non potesse essere introdotto un sistema di tipo inglese, “perché mancano in Italia i presupposti necessari per un buon funzionamento di un tal regime (manca la dualità di partiti; manca la disciplina di partito) e il popolo non potrebbe fare designazioni nette che orientassero nella scelta del Governo”. E Calamandrei individuava così il problema dell’Italia: ”come si fa a far funzionare una democrazia che non possa contare sul sistema dei due partiti, che, in Italia, in questo momento non esiste e che ancora per qualche tempo non esisterà, ma che deve invece funzionare sfruttando o attenuando gli inconvenienti di quella di pluralità dei partiti la quale non può governare altro che attraverso un governo di coalizione?” Perché, aggiungeva, “E’ il governo di coalizione che non ha coesione, che si frantuma”. E come dargli torto guardando all’instabilità, alla lentezza, ai mercanteggiamenti continui della politica.
Oggi noi siamo a un passo dal realizzare quel sogno che i costituenti dovettero per necessità abbandonare. Il sogno di una democrazia semplice, nella quale, fatta salva la rappresentanza delle minoranze, la competizione si svolga tra due grandi partiti. Un sistema nel quale gli elettori scelgano una persona, un partito e un Premier.
Il referendum è stato promosso con questo obiettivo: adeguare le istituzioni ad una spinta che esiste già nella società. E’ questo ciò che gli italiani nella stragrande maggioranza vogliono, e lo hanno dimostrato in ogni occasione, quando hanno urlato la loro richiesta di unità negli schieramenti. Altro che bipartitismo coatto!
I tanti benpensanti immobilisti della nostra politica oggi paventano il rischio di un esito che incoronerebbe Berlusconi imperatore. Facendo finta di non sapere che l’attuale legge, così com’è, già prevede che il partito di Berlusconi, come qualunque altro, potrebbe già andare da solo.
Non so se Berlusconi abbia bisogno del referendum. Certamente ne ha bisogno quel centrosinistra, che negli ultimi cent’anni ha coltivato la malattia del frazionismo e dello scissionismo più di chiunque altro.
Constatare, dopo la batosta delle ultime elezioni politiche, che la sinistra del PD è riuscita nuovamente a dividersi pure per le europee, la dice lunga sulla gravità del male.
I tanti autorevoli sostenitori del referendum nel centrosinistra e nel centrodestra dimostrano come questo movimento non sia nato per favorire qualcuno, ma per propiziare quel cambiamento di cui l’Italia ha gran bisogno. Ma ve li immaginate Obama o Gordon Brown che andassero di fronte al paese dicendo che la politica che vogliono realizzare è loro impedita da un alleato dell’uno o dell’otto per cento?
Dico a voi, così come ho detto agli italiani di ogni schieramento: non fatevi convincere da chi profetizza imminenti dittature, soltanto per conservare lo status quo. Non fatevi travolgere dalla “sindrome dei perdenti” di chi dice che con il maggioritario il centrosinistra non andrà mai al governo. E allora tanto vale adoperarsi per un sistema elettorale in cui nessuno può vincere, così poi tutto si rinvia al mercato sulla formazione dei governi in Parlamento.
Coltivate anche voi l’ambizione che le vostre idee non rimangano pura testimonianza, ma si trasformino in soluzioni di governo, scelte dai cittadini e liberate dal ricatto dei nanetti-parassiti. Così come avviene nelle grandi democrazie dell’alternanza. L’Italia si merita di più dei profeti di sventura, interessati a sopravvivere gestendo l’esistente.
Giovanni Guzzetta

lunedì 11 maggio 2009

Cinema: il giardino dei limoni


"Il Giardino dei Limoni", un film sul conflitto israelo-palestinese, senza vincitori ne' vinti, ma con una morale, quasi una sfida: gli uomini hanno fallito, non sara' il caso di far provare alle donne? Da vedere, per la sua dolcezza e perche' forse adatto anche per noi, che viviamo qui, ma che spesso ci appassioniamo ai muri ...

domenica 10 maggio 2009

Lunedi’ 11 - Sit-in a ROMA contro il DDL Sicurezza

Un appuntamento per chi e' o puo' recarsi a Roma: una veglia in Piazza Navona, per tutti i cittadini indignati per il ddl “Sicurezza” e per la fiducia che il Governo chiedera’ per la sua approvazione.
Vi allego la lettera che ho ricevuto da Giovanni Bachelet, deputato del PD, con preghiera di diffonderla al massimo.

Ciao e tutti
Fabio

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Cari Amici

scusate se vi disturbo, non lo faccio spesso ma stavolta mi pare di poter fare un’eccezione.

come avrete visto sui giornali, l’ultimo consiglio dei ministri ha autorizzato la richiesta di fiducia da parte del governo sul ddl
sicurezza, attualmente in discussione alla Camera dopo l’approvazione del Senato. Un paio di cose orripilanti (denuncia dei clandestini da parte dei medici e da parte dei presidi) sono state eliminate, molte altre cose bruttissime (come la non egistrabilità all’anagrafe di bimbi le cui abitazioni sono in condizioni igienico-sanitarie insoddisfacenti, solo per fare un esempio) sono rimaste.

Ma tutto nasce dal rendere reato la condizione di immigrato senza documenti. Non è solo una cosa barbara che fa del male a tanti immigrati che da tempo lavorano onestamente (magari come badanti della zia di qualche deputato del PDL), ma non hanno ancora le carte in regola. E’ anche una stupidaggine che getta in braccio della criminalità organizzata chiunque non abbia le carte in regola: che diminuisce molto, anziché accrescere, la sicurezza di tutti.

Su questo l’opposizione stava conducendo fino alla settimana scorsa una battaglia efficace, capace di mettere in crisi qualche coscienza del centro destra almeno sui diritti delle persone e di conquistare l’appoggio anche di larga parte dell’opinione pubblica moderata, come si vede dai due articoli di Avvenire e della Stampa che trovate sul mio sito web.
Stava pian piano ottenendo che la Camera rimettesse in discussione il principio base da cui vengono tutti gli sfracelli, che è appunto (vedi articoli acclusi) il reato di immigrazione clandestina.
Il governo vuol chiedere la fiducia perché sui diritti delle persone, sui quali alla Camera si può pretendere il voto segreto, è stato già affondato prima di Pasqua. Le ronde e il prolungamento fino a 18 mesi della permanenza nei centri di identificazione e espulsione (adesso li chiamano cosí) degli immigrati non regolari, bocciati in quella occasione, sono stati per esempio ri-infilati anch’essi in questo disegno di legge. Sul quale, se il governo chiede la fiducia, il voto è per forza palese.

Il governo è stato autorizzato a chiedere la fiducia ma non l’ha ancora chiesta. Sembra la voglia chiedere martedí. In tal caso in Parlamento abbiamo ormai sparato tutte le cartucce. A questo punto è importante che anche i cittadini facciano sentire la loro voce.

Ho cercato di dirlo a parecchi in questi ultimi giorni. Vedo che almeno il mio amico David Sassoli si è mosso e ha organizzato una

VEGLIA CIVILE D’INDIGNAZIONE CONTRO IL DDL SICUREZZA-IMMIGRAZIONE LUNEDI’ 11 MAGGIO ALLE ORE 21 A PIAZZA NAVONA

A me risulta per ora l’unica iniziativa a Roma in tempo utile: queste sono le ultime 24 ore prima che, con la fiducia alla Camera, questo ddl barbaro dal punto di vista civile e umanitario, ma anche pericoloso dal punto di vista della sicurezza, diventi una legge dello Stato.

Se condividete la mia preoccupazione, vi prego di far girare questo messaggio a chiunque possiate raggiungere a Roma e dintorni. Altrimenti mi scuso molto per avervi disturbato. Ma vi invito comunque a leggere i due articoli allegati prima di ritenermi un allarmista. Un caro saluto a tutti,

Giovanni
http://www.giovannibachelet.it/


venerdì 1 maggio 2009

I rischi del Referendum

La data del referendum elettorale e’ stata fissata per il 21 giugno: e’ mancato il coraggio di fissarlo al 6-7 giugno, assieme alle Europee (troppo esplicito il ricatto della Lega di far cadere il governo), e’ mancato anche il coraggio, giustamente, di fissarlo il 14 (gli italiani non avrebbero capito lo spreco). E cosi’, come quasi sempre accade (anche nelle migliori famiglie, ahime’), si sceglie la splendida via di mezzo, ennesimo esempio di cerchiobottismo (un colpo alla botte, un colpo al cerchio).

Ora, a tutti quegli italiani che non saranno chiamati a votare per i ballottaggi, si porra’ il problema se partecipare o meno al referendum e poi, a tutti, se votare SI o NO ai tre quesiti.

La legge elettorale che uscira’ dal referendum, se passeranno i SI, non sara’ una buona legge.
Si correranno dei rischi: la dittatura della maggioranza, il potere assoluto del nano, un’Italia definitivamente consegnata nelle mani di un partito-azienda al comando di una sola persona, dove la parola “liberta’” e’ solo un abbellimento estetico con finalita’ pubblicitarie.

E’ evidente che potrebbe essere conveniente, per Berlusconi, all’indomani della vittoria dei SI, andare immediatamente ad elezioni anticipate, vincendo in splendida solitudine e scrollandosi di dosso anche i ricatti della Lega.
Do’ per scontato che non ci saranno colpi di mano, in caso di vittoria dei SI, da parte di Berlusconi, tipo colpo di stato strisciante, abolizione della democrazia o modifica dei principi fondamentali della costituzione, cosa per altro da dimostrare (se succedesse questo sarebbe tutto un altro paio d maniche), pero’ siamo sicuri che questa situazione possibile con la vittoria del SI sarebbe peggiore di cio’ che sta avvenendo adesso?

Certo, potrebbe accadere che un partito con il 25% dei voti ottiene la maggioranza assoluta, ma oggi, di fatto, per come stanno le cose, un partito con l’8% dei voti (la Lega) sta determinando le scelte di questo governo. Nel nuovo sistema, invece, chi vincera’ si prendera’ in toto la responsabilita’ dell’azione di governo e se, come in questi giorni, sara’ tutt’altro che entusiasmante ed efficace, non potra’ incolpare altri dell’impossibilita’ di governare e di decidere, si presentera’ ai cittadini con i risultati che sara’ riuscito a portare a casa.
E i cittadini sceglieranno se continuare o se cambiare manovratore.

In questi giorni, si sta facendo strada nel PD la tentazione di tenere le cose come stanno: meglio il solito consociativismo piuttosto che il PdL da solo al governo. Mi sembra un atteggiamento da irresponsabili, la solita paura di vincere, di prendersi le responsabilita’ di guidare ora l’opposizione, domani, spero, il governo.
Il PD deve rendersi conto che, rappresentando oggi il maggior partito di opposizione, dovrebbe diventare, nel tempo, l’alternativa all’attuale governo, aprendosi e aggregando in se’ tutte le componenti oggi (come ieri) disperse in una pletora di gruppuscoli inconcludenti, anche se portatori, ciascuno, di un pezzetto di verita’.
Credo che sia proprio del PD la responsabilita’ di cominciare una nuova politica, nella scelta dei candidati (attraverso primarie aperte anche a persone non strettamente appartenenti al partito), nella linea politica (che cerchi di ascoltare anche le esigenze di altre formazioni di sinistra), nei gesti concreti della politica locale e nazionale (favorendo la democrazia in primo luogo al suo interno).

Da questo referendum deve partire la rinascita della politica in Italia.

Abbiamo bisogno di crescere e quindi di pensare a come sara’ l’Italia domani, dobbiamo riuscire a vedere un futuro senza Berlusconi e quindi a ragionare semplicemente in termini di funzionamento dello Stato e di bene per tutti i cittadini. Il 21 giugno deve essere l’inizio di questo cammino.

Se vogliamo che il berlusconismo finisca, cominciamo a pensare con che cosa vogliamo sostituirlo: e’ il primo passo per mettere la parola fine a questi anni di liberta’ vigilata.