Andiamo al referendum perché i Sì in Parlamento non sono bastati.
La Costituzione deve essere di tutti. Altrimenti non potrà essere strumento di unità, ma solo l'ennesima causa di divisione. Ecco perché i Costituenti hanno previsto che le sue modifiche non potessero essere fatte da un solo partito e neppure dalla sola maggioranza parlamentare. Le leggi di revisione costituzionale devono essere approvate dai due terzi dei parlamentari e, se ciò non è possibile, rimesse alla decisione ultima dei i cittadini. Dire no, in questo caso, è dire "Non potete farlo senza di me. Voglio decidere anch'io".
Non si tratta di dire Sì o No ad un
Governo e alle sue politiche.
Un voto sulla Costituzione non è un voto su un Governo o, peggio ancora, su una persona. Perché mentre i Governi passano e il carisma dei leader prima o poi finisce, la Costituzione resta, a dare forma e continuità ad un sistema politico sociale in continuo cambiamento. Se si trasforma il voto in un plebiscito, invece, si svaluta la Costituzione e si chiede ai cittadini un vero e proprio atto di fede. Dire no, in questo caso, è dire
"Non forzate la mia mano".
Dire No in questo referendum,
per poter dire Sì ogni giorno.
La riforma della Costituzione che siamo chiamati ad approvare o a respingere risponde ad una chiara logica di accentramento del potere. Suggerendo che sia solo occasione di spreco e di cattiva politica, la riforma svaluta definitivamente il ruolo del Parlamento, facendone un burattino nelle mani della falsa maggioranza creata dall'Italicum. Garantisce al Governo il sostegno scontato di una Camera composta - ancora una volta - soprattutto di nominati. Consegna ad un solo partito, potenzialmente minoritario nel Paese, sia il potere legislativo sia quello Esecutivo, indebolendo i contropoteri previsti dalla Costituzione o svuotandone di fatto la portata. Si riprende molti dei poteri affidati alle Regioni e, rimandando al futuro il potenziamento effettivo degli strumenti di democrazia diretta, crea nuovi ostacoli a quelli già esistenti. Se questo è il cambiamento a cui dovremmo dire Sì, farlo rischia di toglierci il potere di prendere, domani, una qualunque posizione. Dire no, in questo caso, è dire:
"Un solo sì non mi basta!
Al referendum costituzionale io voto NO"
Tutti i testi pubblicati sono a cura di: Gisella Bottoli, Lorenzo Spadacini, Marco Podetta, Alessandra Cerruti, Francesca Paruzzo e Diletta Pamelin
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