domenica 4 dicembre 2011

Nuovo governo, stessa pioggia (di tasse)


Monti
L'avvento di Monti, anche se foriero di non ben definiti sacrifici, ci aveva per molti aspetti fatto un immenso piacere. Il professore milanese aveva sostituito il governo peggiore di tutta la nostra storia democratica, quel Berlusconi contro cui si era accanita molta della nostra denuncia, della nostra migliore e vitale energia.
E quando ormai pareva che non ci sarebbe stata alternativa al nano di Arcore per almeno ancora un anno e mezzo, ecco che un tornado finanziario-speculativo, tanto grave quanto improvviso, aveva costretto il sultano brianzolo a dimettersi, lasciando la scena al professore bocconiano.
Senz'altro questa sostituzione improvvisa e quasi insperata ci ha inebriato, al punto che in poche settimane Monti è diventato il salvatore della Patria, l'uomo da tutti agognato e da tutti adulato.
Ma, come nei migliori sogni, il risveglio è spesso traumatico e la realtà, temporaneamente dimenticata per far posto alle aspettative ed alla speranza, si ripresenta improvvisamente con la sua impietosa durezza.
E cosi', oggi conosciamo la tanto attesa "manovra": bastonate a chi ha una pensione e a chi ancora la sta aspettando, bastonate a chi possiede almeno una casa, a chi ha sempre denunciato i propri redditi, al punto da superare certe soglie, aumento dell'IVA (e quindi a carico di tutti noi), tagli agli enti locali (e quindi a tutti noi).
La domanda, a questo punto, come si dice sorge spontanea: che cosa è cambiato rispetto a prima? in che cosa questo governo si sta differenziando dal precedente (e dai precedenti)? Occorrevano i bocconiani per aumentare l'IVA? o per tagliare le pensioni? non si poteva finalmente dare quel segnale di cambiamento di rotta, di novità di approccio che tanti di noi si aspettavano da questi signori?
Nulla che riguardi i costi della politica, le sacche di privilegio, l'evasione fiscale, gli sprechi di denaro pubblico, le spese folli per armamenti inutili. E anche la tanto annunciata "equità" sembra aver lasciato il posto alla piu' semplice "continuità". Forse non abbiamo ancora tutti i dettagli, ma la strada scelta pare essere sempre la stessa: far pagare i soliti noti, docili e onesti pagatori di sempre, facili da raggiungere, sicuri, rassegnati.
Ora la palla passa ai partiti. Sarà interessante capire cosa farà la sinistra: accolto Monti come il salvatore della patria, ora dovrà decidere come schierarsi: appoggiarlo, rischiando di perdere consensi tra i suoi sostenitori delusi e demoralizzati? sfiduciarlo, passando per quelli che minacciano la stabilità dell'Europa, dell'Euro, dei mercati ? non sarà una scelta facile.
Io ritengo irrinunciabili tre cose:
1. dire forte e chiaro a Monti ed all'intero Paese che questa è una manovra ingiusta e stracotta, nella tradizione dei peggiori governi che l'hanno preceduto;
2. dire forti e chiare quali sono le proprie contro-proposte: un elenco preciso e dettagliato, con tanto di cifre e previsioni, dei provvedimenti che garantirebbero maggiore equità e lo stesso gettito, non nello stile del governo ombra di veltroniana memoria (talmente ombra che non l'ha visto nessuno), ma con chiarezza e concretezza quanto un vero governo dovrebbe avere;
3. fatti i primi due passi (il primo facile, il secondo molto piu' difficile), credo che verrebbe naturale assumersi la responsabilità di votare contro questo provvedimento, costi quello che costi, perchè esistono altre strade, percorribili da subito, che portano agli stessi risultati economici rispettando la giustizia sociale.Solo cosi' i partiti della sinistra si possono veramente presentare (anche per le prossime elezioni che si avvicinano) come concreta forza di governo, capace di scelte e comportamenti all'altezza della situazione. Ma ci vuole coraggio e determinazione: ne saranno capaci?
PS del 6 Dicembre: i dettagli della manovra, ormai noti completamente, hanno per fortuna smentito alcune delle affermazioni qui sopra, come l'IRPEF (che non c'è) o l'extra tassazione dello scudo (di cui non si sapeva) o l'eliminazione delle Giunte provinciali. Rimane il fatto che due terzi della manovra è fatta di tasse, solo un terzo di riduzione di spesa, peraltro in gran parte a carico degli enti locali. Da apprezzare l'auto riduzione del proprio stipendio, da parte del Governo e la partecipazione emotiva ai sacrifici per tutti. Il giudizio a questo punto rimane sospeso, in attesa di riforme piu' strutturali (che necessariamente richiedono tempo) per ottimizzare la macchina statale e renderla piu' efficiente ed economica.
Continua il balletto dei partiti, che ancora una volta dimostrano la loro inconsistenza ideologica, sempre e solo alla ricerca della convenienza immediata, di piccolo cabotaggio. Ma pagherà, questa volta?

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