lunedì 13 luglio 2009

Questione di feeling


Premetto: è solo una mia personale valutazione, basata sulla percezione che ho e che raccolgo in giro. La mia impressione è questa: il momento positivo che per alcune settimane si e' respirato attorno al PD, e' finito. Siamo gia' tornati al grigiore ed al distacco che si respiravano un anno fa, dopo le elezioni perse a maggio dell'anno scorso.
I motivi sono, a mio parere, molteplici.

Il primo, e forse il piu' grave, e' il tentativo in corso da parte dell'apparato, dei maggiorenti, dei capi corrente, di rimettere le mani sul partito e bloccare sul nascere ogni possibile esplosione di popolarita' (e quindi di carriera) da parte delle nuove leve, sulla spinta del successo elettorale alle Europee. L'esempio piu' eclatante di questa manovra e' il "fenomeno" Debora Serracchiani: la montagna di preferenze (piu' di Berlusconi!) ottenute dalla simpatica ragazza, guadagnate una ad una con la mobilitazione dei social network, deve aver terrorizzato molti della Direzione romana, che non hanno esitato a criticare e biasimare la stessa Debora ad ogni piccola gaffe (o presunta tale), in modo da metterne in discussione fin da subito l'esperienza e la capacita' di leadership (del partito). Il fenomeno Serracchiani si e' sgonfiato in un giorno, piu' o meno il tempo che aveva impiegato ad esplodere.
Lo stesso trattamento e' stato riservato agli altri che hanno osato, dal basso della loro inesperienza, sfidare le alte sfere nella corsa alla segreteria: Adinolfi - nemmeno citato tra i contendenti - e Marino - la questione morale, da lui sollevata, e' tacciata come "offensiva" per l'intero partito - ne sono le vittime.
Questo dimostra come sia praticamente impossibile tentare di "rivoluzionare" i criteri, i valori, i metodi imposti dal partito. L'unico rinnovamento possibile e' quello deciso dall'alto ed avviene esclusivamente cooptando "qualche giovane" per posizioni di visibilità. Come dire: una mano di vernice fresca e la carrozzeria e' come nuova.

Altro punto. Si continua a discutere dell'opportunita' di aprire le primarie a tutti i potenziali elettori del PD, non solo agli iscritti. Questo punto e' per ora previsto dallo Statuto vigente, ma continuare ad affermare il contrario, da parte di alcuni big del partito, la dice lunga di quanto sia ancora lontano l'obiettivo principale enunciato a suo tempo dai fondatori, che aveva ispirato anche il suddetto statuto: un partito largamente popolare e veramente democratico. Finche' non si accettera', senza continue discussioni, questo principio base della democrazia diretta (almeno all'interno del piu' importante partito della sinistra), non si andra' da nessuna parte.
Quello che, a mio modesto avviso, si continua a non capire, e' che il PD ha bisogno di 20 milioni di voti, se vuole veramente vincere e governare, quindi le 20 o 30 mila tessere, che ogni maggiorente controlla (e che vorrebbe far pesare sempre di piu') non servono a niente, se non ad allontanare dal partito tutti quelli che non vogliono piu' continuare a ragionare in termini di correnti e tesserati. O si cambia veramente, oppure il PD e' destinato ad un lento, inesorabile declino, elezione dopo elezione, spegnendo ogni rigurgito di novità ed ogni speranza di cambiamento.

Infine, e' di queste ore la notizia che Beppe Grillo si iscriverà al PD e si presenterà come candidato segretario. Apriti cielo: da ogni livello e rango del PD ogni sorta di improperi e critiche al comico genovese (unica eccezione: il candidato Marino). Quella di Grillo e' forse una provocazione, ma, come dice, "voler presentare una alternativa al nulla" dovrebbe suonare come un campanello d'allarme per tutti i dirigenti e militanti del partito. Se non gli si vogliono attribuire competenze politiche (almeno nel senso a cui quelli del PD sono abituati), gli si deve almeno riconoscere un certo fiuto e la capacità di parlare e farsi capire dalla gente. Chiudergli in faccia la porta e rifiutare ogni confronto (e magari rifiutargli anche la tessera) potrebbe rivelarsi, oltre che miope - politicamente parlando - addirittura controproducente.

Io mi auguro che il dibattito del congresso e la campagna per le primarie metta in luce e faccia prevalere quegli elementi di novità e di cambiamento di rotta che molte persone, soprattutto tra quelle che hanno partecipato alle primarie per Prodi ed a quelle per Veltroni, si attendono almeno da qualcuno dei candidati. Solo se il partito riuscirà ad uscire dalla logica delle tessere ed a trasformarsi in una piattaforma per il confronto, la discussione, la realizzazione di idee, aperto anche ai contributi di altri soggetti del centro-sinistra, solo se si dimostrerà attento a quelle persone che nonostante tutto continuano a sperare in una politica trasparente, onesta, disinteressata, solo cosi' ci sara' un futuro positivo per questo partito e, di conseguenza, anche per l'intero nostro Paese.

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