sabato 7 marzo 2009

8 marzo: una festa importante


Anch'io voglo ricordare la Festa della Donna.

E spero che nessuna delle mie lettrici si scandalizzi se a scrivere questo pezzo sono io, un uomo.
Cerchero’ di farlo in punta di piedi, non voglio intromettermi troppo, la festa e’ vostra e meritate tutto lo spazio e l’attenzione del caso.
Voglio dire due semplici cose, una alle donne, una agli uomini.

Primo. Care amiche, mogli, compagne, madri, figlie: grazie di esserci. Con la vostra intelligenza, la vostra dolcezza, la vostra tenacia, l’entusiamo, il coraggio, la forza, l’intuito, la concretezza, con tutto di voi. Fatevi sentire, alzate la vostra voce, il mondo ha bisogno di voi. Ora piu’ che mai.

Agli uomini invece dico: smettiamola di fare i cretini, i superuomini, gli autoritari, o peggio ancora i violenti, o i sultani e ammettiamolo, alla fine: non c’e’ cosa che una donna non riesca a fare due volte meglio di noi e in meta’ tempo. Percio’ cominciamo ad ascoltarle un po’ di piu’, queste nostre compagne di viaggio, sono certo che le cose non potrebbero che andare meglio.

Infine, vi voglio ricordare, per chi non la conoscesse o non la ricordasse piu’, una donna coraggiosa che ha probabilmente il merito di aver dato il via, magari anche solo simbolico, alla stagione di riforme e di cambiamenti che ci ha incamminato verso una societa’ un po’ piu’ giusta.
E’ Franca Viola, una ragazza siciliana che il 26 dicembre 1965, all’età di 17 anni, venne rapita da Filippo Melodia, un suo spasimante sempre respinto, imparentato con la potente famiglia mafiosa dei Rimi, che agì con l’aiuto di dodici suoi amici. Franca venne violentata e quindi segregata per otto giorni in un casolare vicino al paese; fu liberata con un blitz dei carabinieri il 2 gennaio 1966.
Secondo la morale del tempo, una ragazza uscita da una simile vicenda, ossia non più vergine, avrebbe dovuto necessariamente sposare il suo rapitore, salvando l’onore suo e quello familiare. In caso contrario sarebbe stata additata per sempre come “donna svergognata”.
Questa morale era supportata dalla legislazione italiana che, all’articolo 544 del codice penale, ammetteva il “matrimonio riparatore“, considerando la violenza sessuale come un oltraggio alla morale e non alla persona. Secondo questo articolo del codice, l’accusato di delitti di violenza carnale, anche nei confronti di minorenne, avrebbe avuto estinto il reato nel caso avesse successivamente contratto matrimonio con la persona offesa.
Contrariamente alle consuetudini del tempo, Franca Viola non accettò il matrimonio riparatore, anzi, denuncio’ e con la sua testimonianza fece condannare il suo rapitore e violentatore.
Franca Viola divento’, e non solo in Sicilia, un simbolo di libertà e dignità per tutte quelle donne che dopo di lei subirono le medesime violenze ed ebbero, dal suo esempio, il coraggio di “dire no” e rifiutare il matrimonio riparatore.

Passarono ancora sedici anni per l’abrogazione di quella norma ingiusta: l’articolo 544 del codice penale venne abrogato dalla legge 442, emanata il 5 agosto 1981, che aboli’ la facoltà di cancellare una violenza sessuale tramite un successivo matrimonio.

Sembra una storia del medioevo, invece, quando avvenne, molti di noi avevano raggiunto l’eta’ della ragione da tempo.

A Franca il merito di aver iniziato una nuova stagione in Italia, a noi, donne e uomini del terzo millennio, la responsabilita’ di proseguire: la strada da fare e’ ancora molta.



1 commento:

Anonimo ha detto...

Commento da Blogger:

Ammetto la mia ignoranza, sono piuttosto giovane ma non sono scusato, non sapevo la storia di Franca.
C’è sempre da imparare qualcosa qui, grazie.
Un saluto a tutte le donne.
Blogger
ITALY ITALIA

PS: io ho scritto un post stupido ma può strappare una riflessione ed un sorriso.