Ascoltavo oggi alla radio un'intervista al prof Mario Rodriguez, docente di comunicazione politica all'università di Padova.
Il tema era quello della crisi del PD, della sua difficoltà ad affermarsi presso l'attuale elettorato: un problema di comunicazione con la sua presunta base o ci sono altri problemi, più gravi, magari ?
La risposta di Rodriguez non escludeva qualche errore di comunicazione, ma indicava come principale problema del PD la sua incapacità a risolvere, una volta per tutte, la convivenza di diverse anime e l'ambiguità conseguente delle decisioni.
In sostanza, come nel mondo imprenditoriale, quando si attua un merging o un'acquisizione il risultato e' sempre una certa dose di ridondanza (di due aziende bisogna farne una, quindi alcuni ruoli, duplicati, devono essere semplificati, soppressi, con grande spargimento di sangue, di solito), anche nel PD non si sono mai fuse completamente le due anime di provenienza, i DS e la Margherita, per mancanza di coraggio o per l'impossibilità di vere azioni risolutive. La costante paura di perdere per strada parte degli adepti, prendendo strade che avrebbero potuto favorire una o l'altra delle due componenti fondatrici, ha condotto ad una politica incerta, ad una serie di non-scelte che si sono rivelate deleterie per l'intero partito.
La mia impressione è che il PD sia sempre troppo preoccupato di stesso, della propria sopravvivenza, tanto da non prendere mai posizioni nette, chiare, ma restando sempre un po' nel limbo dell'attesa degli eventi, di fatto scontentando tutti. Questo lo si è visto molto chiaramente nell'incapacità di scegliere i candidati alle recenti elezioni regionali: quello che è successo in Puglia (dove poi è prevalso Vendola), in Lazio (candidata la Bonino), in Campania (con un De Luca compromesso con la giustizia), ma anche in Emilia (con la candidatura di Errani, sempre minacciato dal ricorso per ineleggibilità) dimostra l'incapacità del PD a ripensarsi "altro" da quanto non sia già stato, a liberarsi del passato e a fare propria una visione innovativa del futuro. D'altra parte, che futuro possono immaginare personaggi che sono dentro al partito (o nelle sue radici) fin dagli anni '70? Bersani, Veltroni, D'Alema, Franceschini, Bindi, Fassino ... tutta gente nata e cresciuta nella DC o nel PCI: con tutto il rispetto, possiamo aspettarci di più ?
E' di ieri la proposta di Prodi di far eleggere il segretario nazionale dai segretari regionali: francamente credo che questa proposta abbia dell'incredibile. Come si può pensare che tutto si risolva semplicemente cambiando la regola per scegliere il leader? innanzi tutto, bisogna averlo un leader, per poterlo scegliere. Secondo, penso che le primarie siano finora l'unica buona idea partorita dal PD: eliminarle di botto mi sembrerebbe più che una proposta correttiva, un suicidio.
Chiamparino ed altri parlano di "partito del nord" o di "partito federale", nel tentativo di scimmiottare la Lega, assumendo che basti questo per "radicarsi nel territorio". Per non parlare di Bersani che partecipa al festival di Sanremo, o Melandri che a Porta a Porta, parla di reality ... direi addirittura patetici.
Mi sembrano tutte proposte del tipo: la casa ha i pilastri danneggiati e sta per crollare da un momento all'altro ... rifacciamo l'intonaco della facciata.
Migliaia, milioni di elettori hanno abbandonato il PD in questi ultimi anni, preferendogli Di Pietro, Grillo o rinunciando al voto. Non sarà il caso che il PD cominci a chiedersi perchè? o meglio, cominci a chiedere proprio a questi elettori il perchè ? aprite le porte delle vostre sedi, buttate a mare le tessere e le votazioni dei direttivi e cominciate a scendere per strada, a parlare con le persone, ad ascoltare i bisogni della gente.
Chiedetevi perchè Vendola ha vinto, perchè Serracchiani ha battuto anche Berlusconi, l'anno scorso e, soprattutto, regalate un pezzettino di terra a Fassino, D'Alema, Bersani, Bassolino e Marini, perchè possano trascorrere serenamente la loro vecchiaia coltivando sane verdure nel loro orticello.
E poi magari ne riparliamo.
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