Due gli episodi che vale la pena sottolineare, solo gli ultimi, senz'altro non gli unici.
Lo chiamano "gruppo di responsabilità nazionale", sono una ventina di deputati di vari partitucoli dentro al gruppo misto, che, mettendosi una mano sulla coscienza, sono disposti a sacrificarsi ed a votare a favore del governo per consentirgli di sopravvivere fino alla fine legislatura. Detta cosi', dà l'idea di persone che in nome di un interesse piu' alto, la stabilità del governo, appunto, sono disposte a rinunciare alla loro specificità, alla loro identità di residui partitici di altri tempi ed a votare pro-Berlusconi.
Il Marketing quindi vince sulla sostanza: il nome altisonante, la responsabilità nazionale, li eleva a disinteressati servitori dello stato. In realtà, è la solita compravendita dei voti, un "voto di scambio" bello e buono: in cambio del sostegno al Governo, si promettono posti di vice-ministro, di sottosegretario, di passacarte riconosciuto. Tant'è che la nomina del nuovo ministro allo Sviluppo, il sostituto di Scaiola (dimessosi piu' di quattro mesi fa!), prevista entro settimana scorsa, è nuovamente sospesa, rimessa in gioco dal risiko delle poltrone che si sta svolgendo in queste ore. E la posta in gioco, si sa, è molto alta.
Secondo fatto: passata quasi in silenzio, una dichiarazione di Stracquadanio, pasdaran del PDL, rende bene qual'è la cultura che domina nella nostra classe politica. Riporto dal Corriere della Sera: "Se anche una deputata o un deputato facessero coming out e ammettessero di essersi venduti per fare carriera o per un posto in lizza - insiste Stracquadanio - non sarebbe una ragione sufficiente per lasciare la Camera o il Senato". Con parole piu' chiare: prostituirsi per fare carriera (politica) è pienamente accettabile.
Che questi comportamenti siano sempre avvenuti, non è un segreto per nessuno. Io pero' continuo a pensare che siano retaggio della società feudale dei secoli passati, una aberrazione inaccettabile per una società civile, per una cultura in cui le persone sono tutte uguali, sia davanti alla legge che davanti alle opportunità.
Che il nostro presidente del consiglio sia privo di ogni valore etico e morale, è un dato di fatto. Ma che i suoi valori da Don Rodrigo della bassa Brianza diventino la normalità, la regola, nel nostro povero e bistrattato Paese, è una cosa che davvero non riesco a comprendere e ad accettare.