Milano ne esce proprio male.
Per una citta’ che vorrebbe rappresentare la punta di diamante della modernita’, lanciata a tutta velocita’ (?) verso l’Expo 2015, la Milano motore dell’economia e della rinascita urbana, per questa citta’ la faccenda Biagi - Saviano e’ proprio una brutta figura.
I fatti: la commissione, composta di consiglieri comunali, che deve decidere l’assegnazione degli “Ambrogini d’oro“, il massimo riconoscimento della citta’ ai suoi cittadini piu’ illustri, nega il premio sia ad Enzo Biagi - illustre giornalista bolognese, ma vissuto a Milano per gran parte della sua vita, scomparso un anno fa - sia a Roberto Saviano - scrittore e giornalista, sotto protezione per le minacce di morte ricevute dalla camorra, dopo il suo libro “Gomorra”.
Per quest’ultimo, non passa nemmeno l’assegnazione della cittadinanza onoraria, proposta come alternativa per trovare una soluzione di compromesso.
Quando una qualsiasi questione, anche la piu’ oggettiva, come puo’ essere la situazione di pericolo di vita per una persona a causa delle sue idee (come sta succedendo per Roberto Saviano) diventa materia ideologica, da condividere o da avversare solo perche’ viene da una parte anziche’ dall’altra, allora vuol dire che chi e’ preposto a queste scelte, i politici che ci amministrano, hanno perso qualsiasi credibilita’, qualsiasi fiducia, qualsiasi residua possibilita’ di rappresentarci.
Enzo Biagi e’ stato un grande giornalista, amante della liberta’ fin dalla prima ora, fedele alle sue idee, anche se non condivise da tutti. Ha dato fastidio al potere costitito, perche’ l’ha criticato ed il potere costituito l’ha fatto scomparire (mediaticamente). Ora, un’appendice remota - ma poi neanche tanto - di quel potere costituito sta tentando di eliminarlo ancora, per cancellarne anche la memoria.
Roberto Saviano sta vivendo sotto scorta, nascondendosi e muovendosi di continuo, per sfuggire alla promessa di eliminazione giuratagli da una organizzazione mafiosa e criminale. La citta’ di Milano non riesce nemmeno a esprimergli solidarieta’ accogliendolo, simbolicamente, tra i suoi cittadini.
Ci sono stati giorni in cui essere milanesi era motivo di orgoglio e di vanto.
Oggi ce ne vergognamo.
E’ arrivato ormai il momento, ed e’ questo, in cui le persone intellettualmente libere, oneste, la parte migliore di questa citta’ e di questo Paese, si sveglino, si organizzino, si tirino su le maniche e diano il loro indispensabile contributo a ricostruire la nostra povera Italia.
Prima che sia troppo tardi