La data del referendum elettorale e’ stata fissata per il 21 giugno: e’ mancato il coraggio di fissarlo al 6-7 giugno, assieme alle Europee (troppo esplicito il ricatto della Lega di far cadere il governo), e’ mancato anche il coraggio, giustamente, di fissarlo il 14 (gli italiani non avrebbero capito lo spreco). E cosi’, come quasi sempre accade (anche nelle migliori famiglie, ahime’), si sceglie la splendida via di mezzo, ennesimo esempio di cerchiobottismo (un colpo alla botte, un colpo al cerchio).
Ora, a tutti quegli italiani che non saranno chiamati a votare per i ballottaggi, si porra’ il problema se partecipare o meno al referendum e poi, a tutti, se votare SI o NO ai tre quesiti.
La legge elettorale che uscira’ dal referendum, se passeranno i SI, non sara’ una buona legge.
Si correranno dei rischi: la dittatura della maggioranza, il potere assoluto del nano, un’Italia definitivamente consegnata nelle mani di un partito-azienda al comando di una sola persona, dove la parola “liberta’” e’ solo un abbellimento estetico con finalita’ pubblicitarie.
E’ evidente che potrebbe essere conveniente, per Berlusconi, all’indomani della vittoria dei SI, andare immediatamente ad elezioni anticipate, vincendo in splendida solitudine e scrollandosi di dosso anche i ricatti della Lega.
Do’ per scontato che non ci saranno colpi di mano, in caso di vittoria dei SI, da parte di Berlusconi, tipo colpo di stato strisciante, abolizione della democrazia o modifica dei principi fondamentali della costituzione, cosa per altro da dimostrare (se succedesse questo sarebbe tutto un altro paio d maniche), pero’ siamo sicuri che questa situazione possibile con la vittoria del SI sarebbe peggiore di cio’ che sta avvenendo adesso?
Certo, potrebbe accadere che un partito con il 25% dei voti ottiene la maggioranza assoluta, ma oggi, di fatto, per come stanno le cose, un partito con l’8% dei voti (la Lega) sta determinando le scelte di questo governo. Nel nuovo sistema, invece, chi vincera’ si prendera’ in toto la responsabilita’ dell’azione di governo e se, come in questi giorni, sara’ tutt’altro che entusiasmante ed efficace, non potra’ incolpare altri dell’impossibilita’ di governare e di decidere, si presentera’ ai cittadini con i risultati che sara’ riuscito a portare a casa.
E i cittadini sceglieranno se continuare o se cambiare manovratore.
In questi giorni, si sta facendo strada nel PD la tentazione di tenere le cose come stanno: meglio il solito consociativismo piuttosto che il PdL da solo al governo. Mi sembra un atteggiamento da irresponsabili, la solita paura di vincere, di prendersi le responsabilita’ di guidare ora l’opposizione, domani, spero, il governo.
Il PD deve rendersi conto che, rappresentando oggi il maggior partito di opposizione, dovrebbe diventare, nel tempo, l’alternativa all’attuale governo, aprendosi e aggregando in se’ tutte le componenti oggi (come ieri) disperse in una pletora di gruppuscoli inconcludenti, anche se portatori, ciascuno, di un pezzetto di verita’.
Credo che sia proprio del PD la responsabilita’ di cominciare una nuova politica, nella scelta dei candidati (attraverso primarie aperte anche a persone non strettamente appartenenti al partito), nella linea politica (che cerchi di ascoltare anche le esigenze di altre formazioni di sinistra), nei gesti concreti della politica locale e nazionale (favorendo la democrazia in primo luogo al suo interno).
Da questo referendum deve partire la rinascita della politica in Italia.
Abbiamo bisogno di crescere e quindi di pensare a come sara’ l’Italia domani, dobbiamo riuscire a vedere un futuro senza Berlusconi e quindi a ragionare semplicemente in termini di funzionamento dello Stato e di bene per tutti i cittadini. Il 21 giugno deve essere l’inizio di questo cammino.
Se vogliamo che il berlusconismo finisca, cominciamo a pensare con che cosa vogliamo sostituirlo: e’ il primo passo per mettere la parola fine a questi anni di liberta’ vigilata.
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