Avevo già avuto modo di esprimere le mie perplessità sulla strategia di Fini e del suo nuovo partito (in questo post).
Mi pare che il voto favorevole al Lodo Alfano Costituzionale (ed ancor piu' il voto contrario all'autorizzazione a procedere nei confronti dell'ex ministro Lunardi, respinto ieri dalla Camera proprio con i voti di FLi) sia un altro tassello che va a confermare un quadro a mio avviso già chiaro: a Fini ed ai suoi "futuristi" non interessano i principi, i contenuti, le idealità, ma semplicemente agiscono in un'ottica di interesse personale ritenuta la migliore per ottenere il loro scopo: acquistare peso e contare più possibile nei confronti di Berlusconi e della Lega.
Non si spiegherebbe altrimenti la loro enunciazione a parole di totale dedizione ai principi di legalità, di eguaglianza di fronte alla Legge, di lotta alla corruzione, non accompagnata però dal quei comportamenti che dovrebbero obbligatoriamente servire a rendere credibile quanto dicono: come molti altri politici, dicono una cosa, ma coi fatti ne dimostrano un'altra.
La votazione a favore del Lodo Alfano costituzionale e la strenua difesa di Lunardi da parte di FLI dicono che valgono di piu' le strategie di posizionamento all'interno della destra e nei confronti di un possibile elettorato da conquistare, piuttosto che l'amore per l'uguaglianza e la legalità da un punto di vista sostanziale.
Oggi Fini non puo' presentarsi come colui che fa cadere il Governo, come il guastatore che manda tutti alle elezioni. Primo, perchè la legislatura non ha ancora raggiunto la metà dei cinque anni previsti, precludendo ai parlamentari (i suoi ma anche gli altri) quei privilegi che invece avranno al raggiungimento dei 2 anni e mezzo.
Secondo, perchè difficilmente potrebbero avere un successo elettorale se passeranno come coloro che spaccano tutto e non tengono in debito conto i gravi problemi del Paese.
Quindi, profilo basso ed evitare ogni occasione di rottura, lamentandosi del Governo e di Berlusconi, ma di fatto sostenendolo in ogni possibile occasione. Nel frattempo si deve lavorare per organizzare il partito nel Paese ed essere più pronti possibile quando veramente si andrà alle elezioni.
Ancora una volta, quindi, non l'interesse del Paese, il bene dei cittadini al primo posto, ma l'interesse del partito, il calcolo subdolo di cosa conviene per la propria conservazione, i propri privilegi.
A me pare una scelta controproducente, ma forse, in un Paese in cui la politica è malata e gli elettori sono frastornati da pifferai inconcludenti, magari sortirà gli effetti voluti.
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