mercoledì 28 gennaio 2009

Sbarramento al 4% per le Europee. Ma non basta

PD e PDL, alla fine, sembra stiamo convolando ad un conveniente (per loro) accordo sulla legge elettorale per le europee, introducendo uno sbarramento al 4%: chi non lo supera resta fuori.Questa intesa, che fa gridare all'inciucio ai piccoli partitini (da Mastella ai cocci di PRC), io credo sia invece il primo passo di una riforma complessa, ma indispensabile, se si vuole ridare all'Italia una classe politica degna di un paese civile.
In nome della rappresentativita' di tutte le minoranze, in realta', da almeno trent'anni siamo paralizzati da una miriade di partitini sempre in guerra tra loro, ciascuno nel tentativo di diventare ago della bilancia della maggioranza di turno: credo che i due anni del governo Prodi siano stati molto esplicativi del fenomeno, ma gli esempi non mancano nemmeno nei governi di destra.
Ora invece, favorendo l'aggregazione, si dovrebbe arrivare ad una semplificazione del sistema, con qualche possibilita' in piu' di avere partiti stabili e un po' piu' seri.
Ma, come dicevo, questo e' solo il primo passo, forse il piu' facile. Ora serve un altro sforzo da parte dei partiti che vogliono mostrarsi veramente credibili e "adulti": la scelta dei candidati attraverso le primarie. Primarie libere, aperte a tutti, senza lacci o vincoli stile "primarie di Veltroni".Vuol dire che chi vuole si presenta per essere candidato, con la sua faccia, con un programma. La gente lo vota e chi prende piu' voti entra in lista.
Ora, non mi aspetto che da parte del PDL ci sia qualche rigurgito di democrazia, al punto tale da indire delle primarie: i partiti-azienda non sono istituzioni democratiche. Anche se la speranza e' l'ultima a morire.
Da parte del PD, invece, le mie aspettative sono, nuovamente, enormi. Se questo partito vuole veramente rappresentare e dare voce a quella parte della societa' italiana, riformista e democratica, che in questi ultimi anni si e' sentita, in modo particolare, tradita e non rappresentata dai partiti che conosciamo, ebbene, e' questo il momento per dare prova di essere, come dice il suo stesso nome, veramente "democratico": deve indire primarie semplici, libere, trasparenti. E vinca il migliore.
A primarie cosi' strutturate puo' partecipare anche chi magari si schiera piu' a sinistra o piu' al centro rispetto alla stessa linea del partito: si presenta, spiega il suo programma, si fa votare. Se prende piu' voti degli altri diventa candidato, altrimenti resta fuori.
Serve un partito che sia strumento per chi, in una certa area politica, vuole mettersi a servizio della gente, del suo paese, non un partito che serve solo ad assicurare una tranquilla rendita per l'eternita', dove "la chiamata dall'alto" garantisce prima un posto in lista e poi, eventualmente, un posto da trombato, per occupare qualche poltrona gestita dalla politica, come avviene nei partiti che conosciamo oggi (dall'estrema destra all'estrema sinistra, senza distinzione).
I partiti attuali hanno perso il contatto con il paese reale, con i cittadini. Le primarie possono veramente diventare il ponte, lo strumento che riavvicina la gente alla politica e, soprattutto, i partiti alla gente.
E' l'ultima chiamata per il PD, ma potrebbe essere la prima di una nuova era.
Fabio

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